Istituto per il Teatro e il Melodramma / Fondo E. Duse

Area dell'identificazione

Titolo:Quando noi morti ci destiamo
Cronologia: s.d.
Tipologia documentaria:documentazione varia
Tipologia specifica: copione
Forma:dattiloscritto
Responsabilità:
Descrizione fisica:
  • 3 fascc., 275 x 220 mm
    Il copione è un dattiloscritto contenente l'intero dramma che presenta alcuni interventi di Eleonora Duse. I fascicoli, ciascuno contenente un atto, sono foderati con una copertina decorata da un complesso motivo ornamentale realizzato ad acquerello rosso e nero e caratterizzata da un'etichetta con l'indicazione del titolo e dell'atto scritti a penna ed inchiostro nero. Il fascicolo con il primo atto e quello con il secondo contengono entrambi 30 carte, quello con il terzo 14: in tutti l'ultima carta è bianca. Le pagine dei primi due fascicoli sono tenute insieme da dei piccoli fermagli metallici mentre quelle del terzo risultano sfascicolate Il marchio di filigrana presenta il motto "old mora mill" e un monogramma e fa pensare ad una carta di produzione americana.

Dati opera

Area del contenuto

Abstract:L'azione inizia in una località balneare della Norvegia dove l'anziano scultore Arnoldo Rubek si è recato con la giovane moglie Maja. Reso famoso da un gruppo scultoreo realizzato molti anni prima egli ha perso da tempo la sua più profonda ispirazione. Egli confessa la sua inquietudine alla moglie, con la quale vive un momento di crisi. Nell'albergo in cui alloggia, Rubek ritrova Irene, la donna cui è stato legato da una forte passione e che gli fece da modella per la sua opera più celebre: Il giorno della Resurrezione. Da quando si sono lasciati Irene è stata sposata due volte con uomini che dice di aver ucciso ed è stata rinchiusa in un sanatorio per malattie mentali. Ora è quasi uno spettro, e in una sorta di delirio rinfaccia a Rubek di averle rovinato la vita: ella ha vissuto per lui, donandogli giovinezza, corpo ed anima, ma egli si è servito di lei solo per creare il suo capolavoro e calpestandone poi i sentimenti. Rubek sa che Irene fu per lui più di una modella, fu la fonte stessa di un' ispirazione mai più ritrovata e la persuade che è ancora possibile per loro vivere la vita che non hanno vissuto. Per celebrare il loro ricongiungimento salgono così verso la cima di una montagna, dalla quale sta invece scendendo Maja in compagnia del proprietario terriero Ulfheim per mettersi al riparo da una bufera, ma una valanga li travolge.
In questo copione la natura degli interventi di Eleonora Duse riflette uno stadio di elaborazione e studio piuttosto embrionale: del resto, sembra che l'attrice non abbia mai messo in scena quest' opera ibseniana.
Gli interventi, poco numerosi e concentrati esclusivamente nei primi due fascicoli, riguardano l'aspetto formale del testo e si traducono in cancellature, correzioni, sostituzioni e piccole aggiunte che rispecchiano una volontà di adesione alla versione dell'opera tradotta da Moritz Prozor e usata come riferimento dalla Duse. (cfr LIBRO a stampa)
Non ci sono invece interventi di taglio o indicazioni legate alla messinscena che sarebbero chiaramente ascrivibili a una fase più avanzata di elaborazione di un'opera di cui qui non v'è traccia.
Modalità di acquisizione:Pervenuto tramite donazione da parte di Sister Mary Mark, nipote di Eleonora Duse.
Modalità di accesso:L'accesso ai materiali è possibile previa richiesta al Direttore dell'Istituto per il Teatro e il Melodramma.
Lingua:Italiano
Stato di conservazione:stato di conservazione discreto
Bibliografia:
  • Il laboratorio dell'attrice - Copioni annotati di Eleonora Duse, a cura di Maria Ida Biggi, Venezia, Regione del Veneto, 2007. Pubblicazione multimediale realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici "G. Mazzariol" dell'Università Ca' Foscari di Venezia

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descrizione fisica disco digitale

descrizione fisica disco analogico

descrizione fisica nastro analogico

descrizione fisica file digitale

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