Carlo V è ritratto con l’armatura detta ‘de volutas flordelisadas’ attribuita a Kolman Helmschmid che la dovette eseguire dal 1525 al 1530. Il volto è ormai ‘romanizzato’ ma la posizione tradisce ascendenze d’oltralpe: lo dimostra la rappresentazione della spada brandita verso l’alto, quasi appoggiata alla spalla, come ad esempio nel ritratto anonimo di Carlo il Temerario conservato a Digione (Sassu 2017, p.305). Una targa rettangolare legata con due nastri reca l’iscrizione CARLUS IMPERATOR QUINTUS.
La xilografia, in tutti gli esemplari noti, mostra a destra una strana zona priva di qualsiasi segno: forse si tratta di una parte non ombreggiata per creare un’idea di volume intorno alla figura (secondo David Landau). Oppure è il profilo della metà di uno stemma che doveva essere inserito (Silvia Urbini): in questo caso si potrebbe trattare di un doppio ritratto di Carlo V e della moglie Isabella che poi non fu eseguito (un doppio ritratto dei coniugi fu effettivamente dipinto da Tiziano, rimane la copia di Rubens). Secondo Giovanni Sassu, che ringraziamo, il vuoto è in relazione con il quadro (o idea compositiva) a cui la xilografia è ispirata: forse ad esempio poteva essere presente una finestra che non è poi stata eseguita nella stampa.
Il ritratto di Carlo V è un’opera di grande qualità, con riferimento soprattutto al disegno del volto e dei capelli del sovrano. Nell’insieme, Giovanni Britto vi esprime ad alto livello il suo virtuosismo di incisore. Nonostante Tiziano abbia incontrato per la prima volta Carlo V nel 1530, probabilmente iniziò a ritrarlo tra il 1532 e il 1533 al tempo del loro incontro a Bologna: si tratta del termine post quem per l’esecuzione di questa stampa. Questo ritratto ebbe un certo successo, tanto che fu riprodotto con varianti sia in xilografie che in bulini. Una xilografia con aggiunto un sonetto fu pubblicata dallo stesso Britto (ALU.0890 British Museum 1866,0714.51) mentre si ritiene che un’altra sia eseguita nello stile di Giuseppe Scolari (Muraro Rosand n. 57 p.121). Agostino Veneziano riprodusse questo ritratto a bulino: un primo stato nel 1535 e un secondo stato, con l’aggiunta della corona imperiale, nel 1536. All’Albertina di Vienna è conservato un esemplare di questa xilografia colorato a mano, che indusse erroneamente sia Bartsch che Tietze a pensare che questa stampa fosse un chiaroscuro. Sul significato diplomatico e strategico che i ritratti xilografici di Carlo V ebbero nei rapporti fra il pittore e il sovrano si veda: Lüdemann 2016, p.125.
Altri esemplari:
Windsor, Royal Collection Trust
Vienna, Albertina
Berlino, Kupferstichkabinett
Middletown, Connecticut, Wesleyan University, Davison Art Center: http://dac-collection.wesleyan.edu/Obj3051?sid=86112&x=49363175
Boston, Museum of Fine Arts (inv. 52.1087): https://collections.mfa.org/objects/159797/portrait-of-charles-v
Amburgo, Kunsthalle (inv. 1348): http://emp-web-48.zetcom.ch/eMuseumPlus?service=ExternalInterface&module=collection&objectId=176743&viewType=detailView
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. stampe sciolte 6
Parma, Biblioteca Palatina (inv. 15015)