NOTIZIE STORICO-CRITICHE
La stampa raffigura la Vergine inserita entro una cornice a sedici scomparti, con fioroni e motivi rettangolari a giglio, di varia grandezza. La Madonna ha un doppio nimbo ed è interamente raggiata; rivolta leggermente a sinistra, seduta, sta allattando il Bambino che porta un nimbo crucifero. La xilografia è colorata a mano con i colori azzurro, giallo, verde, rosso bruciato, rosa.
L'opera fa parte del gruppo di stampe riunite dall'impiegato forense Jacopo Rubieri da Parma, chierico attivo nell'ambiente giudiziario ecclesiastico, nato intorno al 1430 e morto dopo il 1487, che visse tra Parma, Ferrara, Roma (verso il 1460), Veneto, Istria e Dalmazia (1470). Rubieri usava decorare i codici sui quali ricopiava i testi giuridici e i processi oggetto del suo lavoro, ritagliando e incollando le stampe, talvolta anche sovrapponendole, talvolta fornendole di cornici a stelline o colorandone parti con inchiostro.
Rubieri dovette riunire diversi volumi, ma ne sopravvissero solo 5 (in 7 tomi). Quattro di questi furono acquistati all'inizio del Settecento (1711) sul mercato antiquario da Pietro Canneti, fondatore della Biblioteca Classense di Ravenna: si tratta degli attuali codici 374, 450, 485 (IV e V) all'interno dei quali sono state rintracciate in tutto 50 stampe, di cui 45 xilografie, perlopiù italiane, tra le più antiche pervenuteci, in esemplare unico. Un altro tomo, il codice 98, venne probabilmente acquistato nello stesso frangente a inizio Settecento, e pervenne alla collezione di Annibale degli Abbati Olivieri Giordani (1708-1789), che nel 1756 lo donò alla Biblioteca Oliveriana: in esso si trovano 2 xilografie.
Le xilografie della Classense furono scoperte nel 1886 dal bibliotecario Andrea Zoli, ma rese note solo nel 1888 (si veda Schizzerotto 1971 e Bellini in cat. exp. Roma 1987, per i richiami bibliografici essenziali). I codici ravennati vennero sottoposti a restauro: le stampe vennero staccate e private dei segni del possessore.
Il codice di Pesaro venne invece scoperto solo successivamente, nel 1971, da Schizzerotto e presenta le stampe ancora montate sul codice come doveva essere nelle intenzioni di Rubieri.
La xilografia qui schedata era appunto incollata al foglio 133 r., in chiusura del codice 98, intitolato originariamente 'Calorque [sic] frigus' (mentre in apertura si trova il San Cristoforo, ALU.0014).
Questa stampa venne attribuita da Schizzerotto ad un artista settentrionale, probabilmente il medesimo che ha realizzato il San Cristoforo (ALU.0014), verso il 1460.
F. Bellini (1987), invece, ritiene l'opera un prodotto di cultura popolaresca, forse di area marchigiana di metà secolo. La studiosa rileva inoltre alcune analogie con i formulari decorativi delle vetrate (in particolare per gli scomparti della cornice), e dei vetri dipinti e graffiti, ricordando quello della Madonna dell'Umiltà conservato al Palazzo Ducale di Urbino.
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
tipologia: fotografia digitale
ente proprietario: Pesaro, Biblioteca Oliveriana ©
BIBLIOGRAFIA
Schizzerotto G.,
Le incisioni quattrocentesche della Classense, Ravenna, 1971, tav. III (Pesaro)
, Xilografie italiane del Quattrocento da Ravenna e da altri luoghi, Ravenna, 1987, n. 25, p. 87
Areford D.S.,
The Viewer and the Printed Image in Late Medieval Europe, Farnham, 2010, pp. 112-115, p. 115 fig. 40