ISCRIZIONI
tipologia: di titolazione
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: caratteri romani maiuscoli
posizione: in alto a sinitra
trascrizione: NOVA DESCRIPTIO/ TOTIVS VNGA/ RIAE
tipologia: indicazione di responsabilità
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: caratteri gotici minuscoli
posizione: in basso a destra entro un cartiglio
trascrizione: Impressum Venetijs per Ioa/ nem Andream Valuasorium/ Cognomine Guadagninum./ Anno 1553.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Si tratta di una delle numerose derivazioni della cosiddetta Tabula Hungariae prodotte in Europa nella seconda metà del XVI secolo. Il suo nome è legato a quello di Lazarus (forse tale Lázár Tinódy), membro della cancelleria dell'Arcivescovo Tamás Bakócz, che intorno al 1514 realizzò una carta corografica del Regno d'Ungheria utilizzando il sistema delle coordinate polari.
In seguito alla sconfitta ungherese nella battaglia di Mohács, il diplomatico austriaco Johannes Cuspinianus decise di riprodurre la mappa manoscritta per mettere in guardia la Casa d'Asburgo in merito all'inarrestabile avanzata dei turchi nei Balcani. Per fare ciò decise di rappresentate l'area occupata dagli ottomani contrassegnandola con una linea tratteggiata e di segnalare i luoghi in cui si erano svolti gli scontri, che avevano permesso alle truppe di avanzare (Galambóc, 1428; Szendrő, 1439; Mohács, 1526), con la raffigurazione di didascalie accompagnate da stringate scene di battaglia.
La prima edizione della Tabula Hungariae fu pubblicata in Baviera nel 1528 con la collaborazione dell'umanista Georg Tannstetter e dell'editore bavarese Petrius Apianus, che ricorse per la prima volta alla stereotipia.
Rispetto all'esemplare del 1528 la xilografia di Vavassore presenta alcune variazioni significative, che hanno indotto a ritenerla una derivazione di uno stato successivo. La raffigurazione della battaglia di Mohács - avvenuta ormai diciassette anni prima – non compare più nella carta, mentre sono curiosamente ricordate quella di Galambóc, e una breve didascalia in corrispondenza di Szendrő. Ormai privo di qualsiasi implicazione politica il foglio si limita a registrare le principali caratteristiche fisiche del territorio ungherese. A riprova di ciò, Vavassore sostituisce lo stemma dell'arciduca Ferdinando d'Asburgo con la propria marca tipografica. Altre modifiche sono apportate all'angolo superiore sinistro del foglio e al titolo, cambiato in Nova descriptio totius Hungariae. Inoltre, le numerose legende riportano testi di varia lunghezza in latino e in italiano, anziché in tedesco. Molti toponimi sono stati pertanto modificati, tradotti, o aggiunti dal Vavassore - questi ultimi soprattutto lungo la costa adriatica.
Copie su rame conobbero ulteriori edizioni a opera di Pirro Ligorio (Roma, 1558 – si tratta di una tiratura andata perduta, ristampata postuma nel 1599), Lafreri (Roma, 1558, 1559 - a cui si aggiunge una terza serie edita nel settimo decennio del XVI secolo), János Zsámboky (Vienna, 1566), Claudio Duchetti (Roma, 1577) e Giovanni Orlandi (Roma, 1602).
All'inizio del secolo scorso l'incisione fu donata dal conte Sándor Apponyi alla National Széchényi Library, dove attualmente è conservata (ALU.0620.1). Una seconda xilografia in quattro fogli, che tuttavia si differenzia per titolo (Chorographia Hungariae) e dimensioni (783 x 559 mm), si trova nell'atlante RRa 72 della Bibliothèque de la Sorbonne (ALU.0620.2).