Xilografia in unico blocco. La xilografia è citata sia da Vasari (1568) che da Ridolfi (1648). Lo scenario naturale, diviso in due quinte spaziali, si addentra nello sfondo verso una vallata che immaginiamo oltre alla grande roccia, ai piedi della quale prega Girolamo. In primo piano i leoni ammansiti, ‘quasi custodi della solitudine del santo’ (Muraro e Rosand 1976, p.103). Oltre allo studio articolato del paesaggio, impressiona la raffinata modulazione della luce che trascorre sulle cose. Isabella d’Este commissionò nel 1523 un dipinto con il medesimo soggetto a Tiziano, che lo terminò nel 1531. Potrebbe essere il piccolo dipinto con questo soggetto conservato al Louvre (inv. 750): a differenza del dipinto, nella xilografia il santo è in secondo piano, totalmente assorbito nella natura che è protagonista. Tra il dipinto e la stampa è simile però l’impaginato spaziale, con i due alberi a sinistra e la montagna a destra, così come, compatibilmente con i diversi medium tecnici, la resa di luci ed ombre. Restano due disegni in relazione con questa stampa: uno, che fu utilizzato anche per il castello nella xilografia con il Paesaggio con mungitrice e un’aquila (ID 8961, ALU.0188), fig. XXIV in Muraro e Rosand, già in collezione privata a Parigi; e uno conservato ad Edimburgo, National Gallery of Scotland (inv. RSA 20, fig. XXV in Muraro e Rosand) la cui complessa valutazione è riassunta da Lüdemann (Lüdemann 2016, p.116). Secondo Muraro e Rosand, l’autore della xilografia è Boldrini, e comunque lo stesso incisore del Paesaggio con mungitrice e un’aquila (ALU.0188), secondo Oberhuber e Landau è invece Giovanni Britto. L’intagliatore è stato comunque a stretto contatto con Tiziano, che ha seguito il lavoro in ogni fase dell’esecuzione: l’intagliatore non ha quindi dovuto supplire con le proprie forze, come spesso succedeva, per integrare l’incisione nelle parti per le quali il maestro non aveva fornito disegni. Per quanto riguarda l’attribuzione dell’invenzione a Tiziano e dell’incisione a Boldrini, e le diverse posizioni in merito degli studiosi, si veda Chiari pp. 32-33.
Sembra che il legno abbia subito una frattura non molto tempo dopo la sua esecuzione e le impressioni precedenti al danno sono molto rare (Landau 1983, p.335). Alla stampa è collegato un dipinto comparso sul mercato antiquario con attribuzione a Tiziano che riprende nel medesimo senso, sebbene con qualche variante, la composizione (Sotheby’s, 16 luglio 1980, n.17).
Altri esemplari di questa xilografia si trovano a:
Washington, National Gallery of Art, n. inv. 1964.8.373 (ALU.0189.1)
Venezia, Museo Correr, di qualità mediocre: P.D. 884; Vol. st. E/53/48
Rotterdam, Boymans-van Beuningen Museum
Londra, British Museum (1895,0122.1220): http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1555605&partId=1&searchText=boldrini&page=1
The New York Public Library, Astor, Lenox and Tilden Foundations (Muraro e Rosand, Washington, n. 22)
Collezione privata (Muraro e Rosand 1976, p. 102, n. 29)
Roma, Istituto Centrale per la Grafica, FC 86563
Kirk Edward Long Collection, L.15.156.2007, mm 388x535
Philadelphia Museum of Art 1985-52-1704 https://philamuseum.org/collection/object/24720
Praga, National Gallery, inv. R 112413 (falsificazione a penna in angolo inferiore destro”1500/ U.D.C/ E”)
Questa xilografia apparteneva alla collezione privata della famiglia Remondini, che comprende 8522 stampe, donate da Giovanni Battista Remondini al Museo Civico di Bassano nel 1849. Come ricostruito da Fernando Rigon la collezione risultava già completa in un inventario manoscritto del 1827, divisa in 79 cartelle per scuola ed epoca, nell'ordine mantenuto fino ad oggi. Rigon riferisce che "trae origine nell'ultimo trentennio del sec. XVIII dal concorso di due distinte raccolte: ad un primo nucleo comprendente incisioni italiane, fiamminghe, francesi, che poco prima del 1777 il conte Antonio Remondini aveva acquistato da un non meglio identificato "celebre uomo di gusto fino e sicuro" si venne ad aggiungere, verso il 1794, la collezione di esemplari italiani e stranieri messa insieme a Venezia dal pittore e incisore don Bernardo Ziliotti. Questi già cospicui gruppi furono poi incrementati e spesso completati per settori e scuole di quanto gli stessi Remondini, favoriti dalla loro attività calcografica, erano andati e andavano raccogliendo per scambi e acquisti" (Rigon in Nicolaes Berchem, incisore e inventore 1620 – 1683. Stampe dalla Collezione Remondini 1981, p. 7). Quasi tutte le stampe sono rifilate lungo i bordi e incollate a grandi fogli di cartoncino grigio-azzurro (76x54 cm ca.).