Xilografia in unico blocco.
Tiziano, soprattutto a partire dal terzo decennio del Cinquecento, esplorò il potenziale espressivo del paesaggio, che divenne sempre più protagonista delle sue invenzioni figurative. Questa xilografia è l’affermazione, nel suo catalogo, del paesaggio come genere a se stante e si ispira, in parte, all’incisione La mucca (La lattaia) di Luca di Leida datata 1510. L’aquila araldicamente posata sopra un tronco reciso ci indica però che non siamo di fronte a un paesaggio neutro, un idillio di carattere giorgionesco, ma che la xilografia sottende un’allusione, forse alle arroganti incursioni imperiali nella pax veneta (Muraro e Rosand 1976, p.101). Quest’opera doveva far parte dei ‘molti paesi’ di Tiziano ricordati da Vasari (V, p.433) e del gruppo di ‘alcuni pastorelli et animali’ citato da Ridolfi (I, p.156). Il blocco è stato utilizzato un gran numero di volte e in epoche diverse. Gli esemplari sopravvissuti permettono di seguire il graduale deterioramento della matrice, ad esempio una progressiva, profonda spaccatura nella parte destra del blocco. A destra dell’aquila in molti esemplari si vede un piccolo rettangolo bianco: originariamente, ancor prima dell’intervento dell’intagliatore, era stato inserito un tassello per riparare il legno, in seguito andò perduto, lasciando questa parte priva di segni.
Sono giunti fino a noi alcuni disegni preparatori e/o diversamente correlati alla xilografia dagli studiosi. Uno per l’intera composizione, al Musée du Louvre, INV 3422 (già 5573), dove, rispetto alla xilografia, manca l’aquila e il cavallo sullo sfondo. È in controparte e con tracce dei fori dello spolvero per il trasferimento sul legno: http://www.photo.rmn.fr/C.aspx?VP3=SearchResult&VBID=2CO5PCH67QNLK&SMLS=1&RW=1780&RH=912#/SearchResult&VBID=2CO5PCH67QNLK&SMLS=1&RW=1780&RH=912&PN=2
Uno per il paesaggio, sempre in controparte, a Bayonne, Musée Bonnat-Helleu (AI1323): http://www.photo.rmn.fr/C.aspx?VP3=SearchResult&VBID=2CO5PCH67QNLK&SMLS=1&RW=1780&RH=912#/SearchResult&VBID=2CO5PCH67G7G7&SMLS=1&RW=1780&RH=912&PN=3
A Battista Moro è stata attribuita un’acquaforte che deriva forse dal disegno del Louvre sopra citato; Van Dyck copia alcune parti nel suo quaderno di Anversa: per questa e altre derivazioni si veda Muraro e Rosand 1976, p.102.
Altri esemplari di questa xilografia si conservano a:
New York, Metropolitan Museum, n. inv. 2012.136.941 (ALU.0188.1)
Firenze, Uffizi, Stampe sciolte, n.18
Cambridge, Mass., Fogg Art Museum Harvard (con attribuzione a Britto) http://www.harvardartmuseums.org/collections/object/273549?position=125
The Art Institute of Chicago, The Wallace L. DeWolf and the Joseph Brooks Fair Collection (Muraro e Rosand 1976, Washington, n. 21)
Venezia, Museo Correr, tre esemplari: Vol. st. E 53/49 Vol. st. A 15/37 monogramma B con linea trasversale sovrapposta, a penna nell’angolo inferiore sinistro; P.D. 883 (ristampa tarda)
Roma, Istituto Centrale per la Grafica, FC 86565 e FN 86564
Questa xilografia apparteneva alla collezione privata della famiglia Remondini, che comprende 8522 stampe, donate da Giovanni Battista Remondini al Museo Civico di Bassano nel 1849. Come ricostruito da Fernando Rigon la collezione risultava già completa in un inventario manoscritto del 1827, divisa in 79 cartelle per scuola ed epoca, nell'ordine mantenuto fino ad oggi. Rigon riferisce che "trae origine nell'ultimo trentennio del sec. XVIII dal concorso di due distinte raccolte: ad un primo nucleo comprendente incisioni italiane, fiamminghe, francesi, che poco prima del 1777 il conte Antonio Remondini aveva acquistato da un non meglio identificato "celebre uomo di gusto fino e sicuro" si venne ad aggiungere, verso il 1794, la collezione di esemplari italiani e stranieri messa insieme a Venezia dal pittore e incisore don Bernardo Ziliotti. Questi già cospicui gruppi furono poi incrementati e spesso completati per settori e scuole di quanto gli stessi Remondini, favoriti dalla loro attività calcografica, erano andati e andavano raccogliendo per scambi e acquisti" (Rigon in Nicolaes Berchem, incisore e inventore 1620 – 1683. Stampe dalla Collezione Remondini 1981, p. 7). Quasi tutte le stampe sono rifilate lungo i bordi e incollate a grandi fogli di cartoncino grigio-azzurro (76x54 cm ca.).