Mappa di Costantinopoli in prospettiva. Iscrizioni principali: in alto al centro “BYZANTIVM SI/VE CŌSTAN/TINEOPOLIS”, in basso a destra “OPERA DI GIOVANNI/ ANDREA VAVASSORI/ DETTO VADAGNINO”; porte: “Porta del/ Chastello”, “Porta costantina” , “porta del fiume”, “porta del chinico”, “porta de/la farina”, “Porta de S Antonio”, “porta comego”, “porta liona de le pescarie”, “porta S. chiara”, “porta de le bonbarde”, “porta de lisole”, “portaliona de la riua”, “Lauulacha” (Langa) ”, “Schala doue se/ paganoligripi/ chevanoiverbursia” (approdo per Bursa); sistema difensivo: “Bonbarde dpera”, “Loco doue sta la ma/gior parte de le galee”, ”Qui fano la guardia/li Turchi per li pas/segieri”, “stalla de caualli” e “Case de Ianiceri”; fonti di approvvigionamento: pozi de aqua/dolce, Vigne/di pera, el mazarde/formenti; luoghi di culto: “S. Lazaro”, “S. Andrea”, “S. helena”, “S. Cateri/na”, “S. Luca Euangelista”, “S. Pietro”, “S. Todaldo”, “S. bastiano”, ”S. Sophia”, “S. demitri”, “S. galatani”, “S. Veneranda”, “Patriar/chato”, “Moschea”, “Alma/ratro” (imaret), “sepulture de giudei”, “sepulture/ deturchi”; palazzi istituzionali: “Castel Nouo do/ue sta el tesoro/ del gran Turcho”, “ Elseraglio nouo doue habita Elgran Turcho”, “seraglio uechio”; attività produttive: “Arsenale”, “Case de pes/catori”; vestigia: “Piaza Colona”, “Colona Ser/pentina”, “Palatio di Cos/tantino”, “Teatro”, “tempio”, “Colona Istoriata” (colonna di Teodosio), “Coliseode Spiriti” (Myrelaion [in seguito moschea di Bodrum] e rotonda), “monte di Costātino”; toponimi: “PERA”, “Turchia”, “Isole chiamate principe/le quale sono abitate/ da Turchi” .
Si tratta della prima rappresentazione a pianta prospettica prodotta in Occidente che restituisce nel dettaglio la città, registrandone la trasformazione da bizantina in ottomana. Molto spazio è dedicato ai nuovi edifici realizzati dai turchi, in particolar modo a quelli costruiti durante il regno di Maometto II. La loro presenza, lungi dall’avere una funzione meramente documentaria, serve anche a qualificare visivamente la nuova capitale dell’impero turco. Cionostante sono raffigurate numerose chiese e le principali vestigia dell’antico passato pagano e cristiano della città, tracce indelebili del suo antico splendore e della profonda eredità culturale e ideale che l’univa a Venezia. Come nelle vedute urbane del primo rinascimento italiano la pianta prospettica è stata costruita facendo confluire in un’unica immagine, vista da un punto di osservazione fittizio (collocato idealmente sopra la città di Scutari), luoghi colti da punti di vista differenti. In questo modo si veniva a creare un’immagine geometricamente imprecisa, ma di grande efficacia espressiva. Secondo Cyril Mango il panorama di Vavassore è di origine veneziana e da datarsi presumibilmente alla fine del XV secolo sulla base di due elementi: la presenza delle mura del Topkapi successive al 1478-79 e l’identificazione della Nea Ekklesia di Basilio I al livello inferiore dell’Ippodromo con quella di “S. Luca Euangelista”. In questo caso il terminus ante quem sarebbe il 1490, dal momento che proprio in quell’anno fu distrutta da un fulmine, dopo essere stata convertita in polveriera. È stato, inoltre, ipotizzato che si tratti della derivazione da un dipinto o un disegno di Gentile Bellini realizzato dall’artista in occasione del soggiorno ad Istanbul (Iuliano 2008). Questa tesi sarebbe avvalorata dalla sicurezza con cui è tracciato l’impianto prospettico, che sottolinea le evidenze urbanistiche interne all’incisione e dalla lunga permanenza dell’artista in quella città (dal settembre del 1489 al gennaio del 1491), durante la quale avrebbe potuto avere accesso a documenti cartografici della corte ottomana. È stata suggerita anche la possibilità che la mappa derivi da quella di Costantinopoli del fiorentino Francesco Rosselli, menzionata nell'inventario della bottega risalente al 1525.
La xilografia di Vavassore a sua volta ha costituito un importante archetipo per le successive vedute della città elaborate nella seconda metà del XVI secolo (tra queste si ricordano: la Cosmographia di Sebastian Münster (1550), Giovan Francesco Camocio (1566), Domenico Zenoi (1569), Claudio Duchetti (1570), Civitates Orbis Terrarum di Braun e Hogenberg (1572)); inoltre alcune denominazioni saranno riportate da Melchior Lorck nel suo straordinario panorama conservato a Leida. Oltre all'esemplare citato da Bagrow (Bagrow 1939, n. 16) che è a Norimberga, Germanisches Nationalmuseum, altri conservati a: Harvard, Harvard University, Houghton Library (oggetto di questa scheda); Fullerton University Library, Fullerton, US Bamberga, Staatsbibliothek; Lione, Bibliothèque Municipal