STATO DI CONSERVAZIONE
buono
indicazioni specifiche: La stampa ha ancora la sottile cornice nera nei due lati verticali e in quello superiore, mentre sembra essere rifilata nel lato inferiore. Manca inoltre dell'angolo inferiore sinistro (di chi guarda).
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Dio padre scende dal cielo per benedire Saulo convertito dopo la visione celeste. La scena è affollata e concitata, i cavalli sono schiacciati nell'urgenza della fuga dei soldati, mentre l'evento miracoloso è reso con una serie di raggi disposti in fasce che occupano tutta la metà superiore del foglio. All'estrema sinistra e destra, come a fare da quinte, due figure maschili –una nuda frontale e stante, l'altra di spalle che corre- stringono un bastone al quale è legato un ricco stendardo svolazzante.
Il primo a citare questa xilografia fu Mariette (VI, 1859-60, p.311) che l'attribuì a Domenico Campagnola (secondo la Faietti ‘l'opinine di Mariette non era priva di acume critico'). Questa attribuzione fu accettata da Galichon e da Dreyer. La stampa fu riferita invece a Tiziano da Tietze-Conrat identificandola con l'opera citata nella lettera di Lampsonio del 1567: lì il fiammingo suggerisce al cadorino di far intagliare a Cornelis Cort varie sue opere, fra cui il Trionfo di Cristo e la Conversione di Saulo. La xilografia, molto originale non solo dal punto di vista iconografico ma anche per la resa tecnica, oscillò tra l'attribuzione a Campagnola e quella a Tiziano, con una preferenza per il primo, fino a quando Konrad Oberhuber, nel 1973, propose di riferirla ad Amico Aspertini. Questa attribuzione è stata accettata dalla Faietti. Intanto la Karpinski, su suggerimento di John Shearman, proponeva che il disegno preparatorio fosse invece di Girolamo Genga e l'intaglio di Francesco Denanto. Faietti concorda con l'ipotesi che lo xilografo sia Francesco Denanto.
Aspertini, durante il secondo decennio, complici anche uno o più viaggi a Venezia, dimostrò nelle sue opere di conoscere ed apprezzare la grafica di Domenico Campagnola che, come è noto, ebbe un'impennata produttiva tra il 1517 e il 1518. È vero quindi che si trovano riferimenti stilistici a Campagnola nelle opere di Aspertini, e questa opera è una conferma della frequentazione fra i due artisti, tanto che possiamo immaginare che sia stata inventata dai due artisti quasi in un lavoro congiunto. È infatti un mix dei personaggi caratteristici sia di Amico che di Domenico: consideriamo come sigla del bolognese il nudo in primo piano (ispirato a una figura in un sarcofago Borghese ora al Louvre) mentre i vecchi dalle barbe aguzze e sfuggenti sono tipici delle opere del veneziano. Aleggia anche Tiziano nel portabandiera sulla destra, che ricorda l'uomo che regge la croce nel Trionfo di Cristo, il celebre fregio xilografico (ALU.0170.1).
È infine soprattutto la tecnica, con i fitti e sapienti segni incrociati a rendere le parti in ombra, che lega a doppio filo la xilografia ai due artisti essendo così tipica dei loro legni, e solo dei loro legni (non quindi di quelli di Francesco Denanto).
BIBLIOGRAFIA
Joannides P.,
Titian to 1518 : the assumption of genius, New Haven, 2001, pp. 281-283, nn. III.1, III.2