Istituto di Storia dell'Arte / Atlante delle Xilografie italiane del Rinascimento

OGGETTO

definizione: foglio volante

SOGGETTO

titolo parallelo: Footprints of Christ's Feet; Christ appears to St Peter at the gates of Rome; Martyrdom of St Sebastian

DATAZIONE

sec. XV, fine
1490 ca. - 1500 ca.

AUTORE

  • Anonimo (incisore, inventore)
ambito culturale: ambito romano (incisore)
ambito romano (inventore)

DATI TECNICI

xilografia; mm 290 x 405 ca.,
materia del supporto: carta
filigrana: presente: mano

STATO DI CONSERVAZIONE

buono

MODALITÀ DI CONSERVAZIONE

RESTAURI

ISCRIZIONI

tipologia: didascalica
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: in alto a sinistra entro un cartiglio
trascrizione: Ro/ mam redpo/ eterum/ crucifigi/ cu aut re di romam

tipologia: didascalica
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: in alto a destra entro un cartiglio
trascrizione: Domine quo vadis.

tipologia: didascalica
lingua: volgare
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: in alto a destra entro un cartiglio
trascrizione: .porta appia.

tipologia: didascalica
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: al centro
trascrizione: Adorabmus/ in loco ubi/ steterunt pe/ des eius:..

tipologia: didascalica
lingua: volgare
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: al centro
trascrizione: via appia

tipologia: didascalica
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: a sinistra entro un cartiglio
trascrizione: Nec est forma/ pedum obusa./ quam reuqiut/ super lapidem/ quado obviavit/ petro fugiem

tipologia: didascalica
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotico minuscolo
posizione: a destra entro un cartigliio
trascrizione: persecutionem/ quem recigno/ scens petrus:/ doct ei: domine/ quo vadis.




STEMMI, MARCHI

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Il foglio volante, noto in quest'unico esemplare, è commemorativo della Basilica di San Sebastiano a Roma destinato ai pellegrini.

La xilografia vede rappresentate ai lati le impronte dei piedi di Cristo e nella parte centrale due scene distinte: in quella superiore Cristo che appare a san Pietro, scena nota anche come Quo Vadis, in quella inferiore il martirio di san Sebastiano. La prima scena ha diretta relazione con le impronte di Cristo, poiché rimasero impresse sulla pietra quando apparve a san Pietro sulla via Appia per dirgli di tornare a Roma e affrontare il martirio. Le impronte sono conservate nella Basilica di san Sebastiano fuori le mura a Roma (una copia seicentesca si trova nella vicina cappella Domine Quo Vadis, nota oggi come Santa Maria in Palmis, situata anch'essa sulla via Appia). Anche la scena con il martirio di san Sebastiano va riferita alla medesima basilica, che era uno dei più importanti luoghi di culto cristiani: conteneva infatti le catacombe con le prime sepolture di Pietro e Paolo, san Sebastiano e di altri martiri, e dunque era meta di pellegrinaggi e luogo di indulgenze.

Secondo Ilona Balogh, che ha reso nota questa xilografia, si tratta di un foglio commemorativo destinato ai pellegrini che per le sue grandi dimensioni poteva essere appeso al muro (Balogh 1948, p. 13).
La studiosa ritiene che le scene rappresentate copino gli affreschi del XV secolo che dovevano conservarsi nella basilica e nella vicina cappella e che probabilmente sono andati perduti nei rifacimenti seicenteschi. Sostiene questa tesi confrontando la qualità della composizione con alcuni fraintendimenti nella stampa, come gli scagnozzi che stanno tirando frecce a san Sebastiano. Osserva che due scene come il Martirio di san Sebastiano e quella molto rara del Quo vadis non avrebbero altra ragione di essere presentate insieme se non appunto come ricordo del luogo di pellegrinaggio in cui si trovano entrambe.
La studiosa mette dunque in relazione la scena con l'incontro di Cristo e Pietro con quella descritta da Ottavio Panciroli nel 1600 in I tesori nascosti nell'alma città di Roma: “Qui fu propriamente il luogo, come si vede da una pittura antichissima sopra della porta di quella Chiesa, dove Christo apparve à s. Pietro, quando uscito di prigione con l'aiuto de fedeli, giunto à questo luogo, e riconoscendo Christo, li dimandò, Domine, quo vadis, & egli li rispose, Vado Romam iteru, crucifigi, e detto questo sparve, lasciando li segni delle sue sante pedate sopra d'una pietra, che fin'al giorno d'hoggi si conserva nella vicina Chiesa di s. Sebastiano di cui questa è membro” (pp. 547-548, https://archive.org/details/itesorinascostin00panc/page/546). L'affresco descritto da Panciroli ornava la controfacciata della cappella del Quo Vadis e probabilmente venne distrutto nel 1637 per i lavori di rinnovamento della facciata commissionati dal cardinale Francesco Barberini.
La scena con il martirio di san Sebastiano, sempre secondo la ricostruzione di Balogh, dovrebbe riprendere un altro affresco perduto che probabilmente si trovava nelle catacombe di San Sebastiano e non nella cappella a lui dedicata nella basilica che era occupata da un'arca di marmo. A destra è raffigurato un monaco in preghiera, probabilmente un abate cistercense.
La studiosa ritrova in entrambe le scene riferimenti stilistici ai pittori che lavorarono a Roma tra gli anni 80 e 90. Nella scena del Quo vadis vede in particolare riferimenti stilistici a Mantegna nella figura di Cristo e a Ghirlandaio e Botticelli per le vesti svolazzanti di Pietro, mentre nel Martirio di san Sebastiano nella figura del protagonista nota l'influenza di Perugino a fronte di una composizione meno aggiornata, simile a quella dell'affresco di analogo soggetto in San Sebastiano al Palatino (nota grazie ai disegni di Antonio Eclissi commissionati dal Cardinale Francesco Barberini nel 1630 prima dei rifacimenti che ne comportarono la distruzione).
Il presunto calco dei piedi di Cristo ancora si conserva nella chiesa, unico caso tra le immagini che compongono la xilografia, e attualmente è collocato nella prima cappella a destra. Questa cappella è dedicata alle reliquie e vede entro un altare ottocentesco il calco dei piedi, la freccia con cui fu trafitto san Sebastiano, la colonna alla quale era legato e la testa di san Callisto papa.
Riguardo allo stile incisorio Ilona Balogh ritrova nel trattamento dello sfondo delle impronte dei piedi di Cristo una chiara influenza della xilografia norditaliana, bolognese e veneziana in particolare. Precisa che il tratteggio parallelo che definisce le ombre dei personaggi sia una caratteristica insolita nelle xilografie di queste date e ritiene che sia influenzato dalla calcografia. Osserva inoltre che i caratteri gotici delle iscrizioni imitano quelli delle tipografie romane gestite in gran parte da tedeschi a queste date.

Balogh si interroga anche sulla funzione di questa grande xilografia e ipotizza sia un foglio commemorativo da datarsi tra 1490 e 1500, forse realizzato a conclusione della decorazione ad affresco della basilica e della vicina cappella. Ritengo più probabile che sia stato realizzato per il Giubileo del 1500, indetto da Papa Alessandro VI. Durante tale Giubileo la visita delle sette chiese di Roma permetteva la remissione dei peccati e tra le chiese era compresa anche la basilica di San Sebastiano Fuori le Mura. In questi luoghi potevano essere vendute le indulgenze ed è possibile che questo foglio sia collegato a questa pratica.
Per una circostanza straordinaria è pervenuta fino a noi un'altra xilografia con i medesimi soggetti e la medesima organizzazione di questa, ma datata 1558. Anche in questo caso si tratta di un foglio commemorativo e reca l'iscrizione "QVESTA INSEGNA SE DA DE GRATIA CVN LA S.MA BVLLA" che ne chiarisce l'impiego come indulgenza (cfr. ALU.0799). Il confronto tra la stampa datata 1558 e quella oggetto di questa scheda, conferma molte delle ipotesi di Balogh: la scena del Quo vadis viene ripresa con alcune varianti, soprattutto nei personaggi, tuttavia la composizione è la medesima, restano l'edicola che divide i due personaggi, le mura della città alle spalle di Pietro e i cartigli che accolgono il loro dialogo. La scena con il Martirio di san Sebastiano presenta differenze significative non solo nel disegno dei personaggi che in quella più tarda hanno un abbigliamento anticheggiante, ma anche nel loro numero, gli arcieri sono infatti aumentati, la composizione rimane tuttavia la stessa e resta la presenza del monaco inginocchiato. È altamente probabile dunque che i modelli figurativi siano i medesimi, scelta consapevole per creare una stampa riconoscibile ai pellegrini e legata ai luoghi di culto della via Appia. Non sorprende che presso il convento dei frati francescani collegato alla chiesa di San Sebastiano attualmente si conservi una matrice in rame datata 1826 che vede ai lati le impronte dei piedi di Cristo e al centro un lungo testo con sole due illustrazioni: il Quo vadis e il Martirio di San Sebastiano che però non seguono più i modelli figurativi presentati. Il fatto che la matrice sia conservata presso il convento è un dato interessante, forse indicativo che la stampa e la distribuzione di questi fogli fossero gestite dagli stessi frati, modalità che potrebbero essere state le medesime dei secoli precedenti.

La stampa oggetto di questa scheda o una versione molto simile è stata modello di una xilografia francese conservata presso la BNF e pubblicata recentemente (Lepape 2019). La stampa francese riprende l'impostazione, le impronte, che sono ricalcate fedelmente e di cui viene anche copiato lo sfondo a linee orizzontali, e la scena del Quo Vadis, di cui vengono aggiornati i personaggi. La scena del martirio di san Sebastiano viene invece sostituita da due angeli che reggono un calice, tre chiodi della croce e una lunga iscrizione in francese che precisa che il foglio protegga i soldati, faciliti il parto e impedisca la morte improvvisa dovuta a fuoco o acqua (Lepape; cfr. ALU.0443.1 che ha analoga funzione). Viene dunque meno il riferimento alla Basilica di San Sebastiano Fuori le Mura (rimane solo l'iscrizione “via Appia” a localizzare l'evento miracoloso) e cambia la funzione della stampa.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

tipologia: fotografia digitale
ente proprietario: Budapest, Museum of Fine Arts - Szépművészeti Múzeum ©
note: Creative Commons

REPERTORI

BIBLIOGRAFIA

Balogh I., "Gravures sur bois romaines de la fin du XVe siècle", in Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts, 1948, pp. 13-19, pp. 13-18, figg. pp. 14, 15 
https://library.hungaricana.hu/en/view/ORSZ_SZEP_Kozl_002/?pg=12&layout=s&query=balogh
Lepape S., "Aux origines de la gravure parisienne. Estampes en feuilles et dans des coffrets d'après Jean d'Ypres", Mistérieux coffrets. Estampes au temps de La Dame à la licorne, Paris, 2019, 44-67, pp. 56-58, fig. 24, p. 59

MOSTRE/ESPOSIZIONI

AUTORE DELLA SCHEDA

Piazzi M.L., 2018
Piazzi M.L., Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0798, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/30952/foglio-volante-30952.html, ISBN 978-88-96445-24-2
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