NOTIZIE STORICO-CRITICHE
L'opera in questione è una delle xilografie con cui Jacopo Rubieri - impiegato forense di origini parmensi, nato intorno al 1430 e morto dopo il 1487, a lungo residente tra il Veneto, l'Istria e la Dalmazia - decorava i codici sui quali ricopiava i testi giuridici e i processi oggetto del suo lavoro. Parte dei suoi libri furono acquistati all'inizio del Settecento sul mercato antiquario da Pietro Canneti, fondatore della Biblioteca Classense di Ravenna: si tratta degli attuali codici 98, 374, 450, 485 (IV e V) all'interno dei quali sono state rintracciate in tutto 48 incisioni, fra le più antiche xilografie italiane pervenuteci. La xilografia in questione in origine era incollata all'interno del codice 485. Fu rimossa in occasione del restauro del 1938 condotto alla Biblioteca Apostolica Vaticana.
La stampa evoca un episodio della tradizione agiografica osservante secondo il quale, nel gennaio 1221, San Francesco e San Domenico si sarebbero incontrati a Perugia per sancire un patto di fratellanza tra i rispettivi ordini. Le relazioni fra Domenicani e Francescani si incrinarono seriamente durante il XV secolo, quando fu eseguita questa xilografia. Il nodo del contendere fu Caterina da Siena, che venne canonizzata nel 1461. Prima di quella data i domenicani a Venezia (Bartolomeo da Ferrara), contro la consuetudine, pronunciavano omelie per celebrarla come se fosse già santa. Inoltre i francescani contestavano che fosse rappresentata con le stigmate. Questa diatriba si risolse nel 1475 quando papa Sisto IV proibì di rappresentare le stigmate della santa in maniera evidente. La stampa quindi celebra la rinnovata concordia tra i due ordini, ribadita anche dall'iscrizione centrale in lettere minuscole gotiche “stemus simul in Christo Yhesu”, e fu dunque verosimilmente eseguita dopo il 1475. E più precisamente (secondo Schreiber riportato da Schizzerotto), potrebbe essere in relazione con l'indulgenza concessa da Sisto IV nel 1479 a chi nelle feste di San Domenico e di San Francesco visitava le chiese di uno dei due ordini.
Se non di esecuzione strettamente veneziana, la stampa si colloca comunque in area alto-adriatica.
L'ideazione della xilografia si deve a un artista che dimostra sapienza compositiva e cultura iconografica. Un angelo -appoggiato su una nube dalla quale fuoriescono i raggi del sole- con le braccia aperte, appoggia le mani sui capi tonsurati di San Domenico (a destra) e San Francesco (a sinistra). Lo spazio compreso fra i due volti e l'angelo evoca la forma di un cuore e porta all'interno l'iscrizione precedentemente citata. I due santi, leggermente incurvati, si tendono le braccia.
Ai lati e ai piedi di Domenico e Francesco, in scala ridotta, i più importanti santi dei rispettivi ordini, diligentemente corredati degli attributi che li identificano. San Tommaso d'Aquino, San Pietro Martire, Santa Caterina da Siena, Santa Margherita d'Ungheria dal lato di Domenico. Mentre da quello di Francesco: Sant'Antonio da Padova, San Ludovico di Tolosa, Santa Chiara, Santa Elisabetta d'Ungheria.
Il piede destro stigmatizzato di Francesco e quello sinistro calzato di Domenico poggiano su una mappa mundi tripartita dove sono rappresentati, a simboleggiare i tre poteri, una chiesa, una torre, un castello fortificato circondati dall'oceano.
La xilografia è stata ritagliata da Rubieri ma, osservando la parte inferiore, deduciamo che in origine doveva essere incorniciata da un sottile linea nera.
Tracce di colore bruno chiaro, bruno scuro, marrone rossiccio, giallo, verde.
In alcune parti ricorda lo stile di Cristoforo Cortese, per esempio si veda Cristo crocifisso con san Pietro Martire nella stessa Classense (ALU.0075).
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
tipologia: fotografia digitale
ente proprietario: Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense ©
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