OGGETTO

definizione: stampa

SOGGETTO

identificazione: VEDUTA DI FERRARA
titolo parallelo: VIEW OF FERRARA

LOCALIZZAZIONE

inv. Ms. It.429 alfa. H.5.3

PROVENIENZA

Ferrara, Antico Fondo Estense

DATAZIONE

secc. XV/ XVI, fine/inizio
1499 - 1505 ca.

AUTORE

  • Anonimo (incisore, inventore)
ambito culturale: ambito emiliano (incisore/ inventore)

DATI TECNICI

xilografia; mm 290 x 465
materia del supporto: carta
filigrana: presente, non riconoscibile

STATO DI CONSERVAZIONE

buono

MODALITÀ DI CONSERVAZIONE

RESTAURI

ISCRIZIONI

tipologia: didascalica
lingua: volgare
tecnica di scrittura: a penna
tipo di caratteri: corsivo
trascrizione: Il dissegno di Ferrara vecchia, del 1490. Col campanile del domo fornito, & la torre delle hore










STEMMI, MARCHI

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Xilografia in due fogli.
La stampa xilografica rappresentante la veduta della città di Ferrara esiste in due esemplari presso la Biblioteca Estense di Modena. Quella qui citata, che si presenta in ottimo stato conservativo, è inserita all'interno del codice Le memorabili imprese dei duchi di Ferrara (Ms. It.429 = alfa.H.5.3; cart. XVII secolo) e riporta l'annotazione: «Il dissegno di Ferrara vecchia, del 1490. Col campanile del domo fornito, & la torre delle hore». L'altra è inserita nel codice di Alessandro Sardi Annotazioni storiche dal 1556 al 1571 (Ms. cart. Sec. XVI. It. 408=alfa. F.3.17): ALU.0837.1

Il termine post quem per la datazione della xilografia è il 1499, quando probabilmente fu realizzata la porta degli Angeli. Marco Folin (2004, p. 206) è stato il primo ad affermarlo, considerando l'antica porta come struttura integrante del piano urbanistico promosso da Ercole I d'Este.
Il primo tentativo di una cronologia lo si ebbe con Agnelli (1919, pp. 19-20), il quale intese erroneamente la data e l'iscrizione presente sul campanile del Duomo, postdatando la xilografia al primo quarto del Cinquecento. Fu il successivo intervento di Bondanini (1981 pp. 95-96 nota 20) che, interpretando in modo corretto la data M.CCCCL.C come «1450 condita», permise di comprendere come essa sia riferita alla costruzione del campanile. Per quanto riguarda l'attribuzione ad un autore specifico, non si è ancora giunti ad una soluzione.
Nella xilografia si intravede una filigrana che solo con indagini tecniche specifiche sarà forse possibile riconoscere.
La funzione riservata a tale tipologia di stampa rispecchia l'intento celebrativo che soprassiede al progetto di rifunzionalizzazione urbana di Ferrara. Questa impresa di modernizzazione della città fu finanziata oculatamente dal duca Ercole I d'Este (quel Dux Hercules che troneggia dall'alto del campanile), la cui fulgida signoria determinò un periodo di intenso fermento culturale nella storia della dinastia Estense. L'incarico di soprintendere ai lavori fu affidato all'architetto Biagio Rossetti.
In questa veduta di Ferrara è chiara la necessità di fornire una visione d'insieme, il più possibile attuale, delle innovazioni urbanistiche che contribuirono alla progressiva conformazione della città.
Riguardo a questa xilografia è stato messo in evidenza il mancato utilizzo di una corretta rappresentazione prospettica ed è stata altresì definita una veduta «a volo d'uccello» (Ortolani 1999, p. 131): sua caratteristica principale è il rendiconto minuzioso delle imprese architettoniche che interessarono la città fin dall'ultimo decennio del Quattrocento.
Osservando l'immagine, è possibile individuare primariamente il centro cittadino posto in alzato. Questa è la zona maggiormente interessata dal punto di vista delle trasformazioni, ed è costituita da «una piazza lastricata, la loggia del palazzo di corte (1503), il portico sul lato meridionale del Duomo (1473). A nord ci si imbatte nella cosiddetta Terranuova con gli edifici preesistenti, rinnovati da Ercole, e quelli appena costruiti, tra i quali, a sinistra, la delizia di Belfiore (distrutta nel 1632) e il complesso di Santa Maria degli Angeli, a destra la Certosa e, probabilmente, il nuovo palazzo Turchi-Di Bagno (1498)» (Luppi 2016, p. 102). L'Addizione Erculea, realizzata tra il 1492 e il 1505, divenne il fulcro di un articolato processo di ampliamento dello spazio in città. La sua progettazione permise di rinsaldare i confini di Ferrara in caso di azioni belliche. Era necessario, infatti, munirsi di una solida cinta muraria adatta ad accogliere le più innovative strumentazioni dell'artiglieria, tanto da trasformare Ferrara in una delle più note fortezze dell'età moderna (Gundersheimer 1988, pp. 104-105). Recente era stata la sconfitta inflitta alla città, nel 1482, dalle truppe veneziane che erano riuscite a far breccia in più punti delle precedenti mura (Ortolani 1999, p. 131).
La pratica di riprodurre vedute di città a stampa era ai suoi esordi e non ne sono pervenuti al giorno d'oggi che pochi esemplari.
Francesco Rosselli si sarebbe cimentato con la realizzazione di vedute di città sul finire del XV secolo. Sue sarebbero le due incisioni a bulino con protagoniste Roma e Firenze, di cui per entrambe esistono delle copie a posteriori. Anche in questo caso, le dimensioni e il tentativo di godere di una visuale dall'alto richiesero l'esecuzione di varie matrici. Fu l'autore, inoltre, di una veduta xilografica di Costantinopoli (Manners 1997, p. 93), a testimonianza del sempre più vivo interesse per un dialogo culturale con città poste ad Oriente. Questa veduta, di cui non si è conservata traccia, era inserita all'interno dell'inventario della bottega di Rosselli nel 1525. Schulz propone che, come per le vedute di Roma e Firenze, fosse stata adottata la prospettiva a «volo d'uccello». Sempre su Costantinopoli erano state richieste informazioni da parte di Francesco II Gonzaga a Gentile Bellini nel 1493, in seguito al suo viaggio presso la corte di Mehmet II. Suo intento era quello di realizzare un ciclo affrescato di vedute di città europee e mediterranee, su programma di Teofilo Colenucci, presso una sua villa vicino Gonzaga. Purtroppo il ciclo è andato interamente perduto (Manners 1997, p. 96).
Jacopo de' Barbari, con la sua Venetie. M.D. (1500), raggiungerà il vertice assoluto di rappresentazione su grande formato; ciò costituirà il risultato di una lunga sperimentazione in campo incisorio. La xilografia in sei blocchi (1,35x2,80 metri), edita dal tedesco Anton Kolb, rappresentò l'occasione per il rilascio immediato de «il primissimo privilegio documentato concesso a una carta geografica […]». Pare che la Serenissima tenesse a ribadire, attraverso questa imponente stampa, il proprio ruolo egemone all'interno del Mediterraneo nonostante la sconfitta subita a Zonchio nel 1499 (Landau 2016, p. 116). Vi è un richiamo alla tradizione di stampo umanistico a cui è affiancata una più attenta ricostruzione del volto reale di Venezia. Jacopo de' Barbari dovette recarsi necessariamente nei luoghi interessati, avvalendosi dello studio di mappe realizzate in precedenza sul territorio. Sarebbero stati eseguiti, anche, dei prospetti di edifici che permisero una corretta restituzione dell'alzato. Infine, dopo aver ottenuto «uno schema matrice» della città, si sarebbe fatto ricorso ad unificazione prospettica a livello architettonico. Tale impresa grafica godette fin da subito di immensa fortuna, al punto tale che la sua ricezione non conobbe ostacoli fino a Seicento inoltrato (Schulz 1999, p. 65).
Nella tradizione iconografica di vedute di città si possono ricordare le tarsie lignee realizzate dalla bottega dei Canozi da Lendinara, artisti al servizio anche del ducato ferrarese, ad esempio quelle del 1484, conservate a Lucca presso il Museo di Villa Giunigi. Nella loro produzione è frequente incontrare attente costruzioni prospettiche, con un sapiente incastro di scorci e profondità in veduta (Bagatin 2004, pp. 409-417).
Dal punto di vista della pratica incisoria, si potrebbe ipotizzare una relazione della stampa con la produzione di Pietro Ciza, il quale si cimentò sia con la professione di editore che con quella di xilografo. La sua attività nomade si svolge in preferenza a Bologna, e si contraddistingue dai riferimenti ai modelli fiorentini e veneziani. In particolar modo, un utile confronto stilistico e tematico può essere il Viaz da Venesia al sancto Jherusalem, un libro uscito per Giustiniano da Rubiera nel 1500. Questa cronaca di viaggio, la cui peculiarità è dovuta all'incombente presenza di xilografie (Urbini 2011, p. 106), non esula da riferimenti ad un tipo di architettura che riprenda le tendenze vigenti tra il Veneto e l'Emilia.
Per comprendere le dinamiche concernenti la commissione di soggetti topografici, è stata formulata l'ipotesi di una possibile interessamento del duca Ercole I alla produzione editoriale e incisoria tedesca. Nel 1493 venne pubblicato il Liber chronicarum di Hartmann Schedel, il quale conteneva al suo interno una veduta della città di Ferrara, descritta con caratteristiche decisamente più fantasiose rispetto a quanto avviene nella xilografia oggetto di questa scheda. L'intento sarebbe stato quello di ingaggiare nuovamente degli editori tedeschi che potessero impegnarsi in una resa più dettagliata e realistica del tessuto urbano (Folin 2004, p. 206). Ad ogni modo, bisogna tener conto di come Ferrara, negli anni della realizzazione della xilografia oggetto di questa scheda, risultasse particolarmente attiva nel mondo dell'editoria. Essa, da sempre improntata ad un maggior conservatorismo, vide la legittimazione della stampa intorno all'anno 1471. Ebbe modo di affermarsi la brillante figura di Lorenzo de Rossi, editore sensibile ed attento alle novità che emergevano anche nel panorama artistico del momento. Il suo nome è indissolubilmente legato al celebre testo De claris selectisque mulieribus di Jacopo Filippo Foresti, stampato nel 1497, che fu considerato da Arthur Hind il più bel libro stampato a Ferrara (Urbini 2004, p. 200). La notevole raffinatezza che permeava l'intera tradizione libraria in città, permise agevolmente al duca di servirsi dei migliori editori e stampatori disponibili. Nonostante la sua importanza, l'illustrazione libraria ferrarese gode di pochi e datati studi, che, se rinnovati, potrebbero fare chiarezza anche sulle origini di questa veduta.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

tipologia: fotografia digitale
ente proprietario: Modena, Gallerie Estensi ©

REPERTORI

BIBLIOGRAFIA

Agnelli G., "I monumenti di Nicolò III e Borso d'Este in Ferrara", in Atti e Memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria, 1919, pp. 19-20
Bondanini A., "Contributi per la storia della cartografia ferrarese. Cinque studi", in Atti e Memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria, 1981
Gundersheimer W. L., Ferrara estense. Lo stile del potere, Modena, 1988, pp. 104-105
Manners I. R., "Constructing the image of a city: the representation of Constantinople in Christopher Buondelmonti's Liber Insularum Archipelagi", in Annals of the Association of American geographers, 1997, pp. 72-102
, A volo d'uccello. Jacopo de' Barbari e la rappresentazione di città nell'Europa del Rinascimento., Venezia, 1999, pp. 58-68 (Schulz J.)
, A volo d'uccello. Jacopo de' Barbari e la rappresentazione di città nell'Europa del Rinascimento., Venezia, 1999, p. 131, n. 7 (Ortolani P.)
, Gli Este a Ferrara. Una corte nel Rinascimento, Ferrara, 2004, p. 206, n. 2 (Folin M.)
Urbini S., "Immagini evocate, incise, miniate nei libri di Alberto Pio", Alberto III e Rodolfo Pio da Carpi collezionisti e mecenati., Udine, 2004, 195-214, pp. 195-214
Bagatin P. L., Le pitture lignee di Lorenzo e Cristoforo da Lendinara, Treviso, 2004, pp. 409-417
Urbini S., "Breve storia dell'illustrazione bolognese del Rinascimento", Dal libro di natura al teatro del mondo, Udine, 2011, 101-138, pp. 101-138
, Gli Este. Rinascimento e Barocco a Ferrara e Modena, Modena, 2014, pp. 102-103, n. 6 (Luppi M.)
Landau D., "L'arte dell'incisione a Venezia ai tempi di Manuzio", Aldo Manuzio e il rinascimento a Venezia, Venezia, 2016, pp. 107-135, pp. 107-135

MOSTRE/ESPOSIZIONI

AUTORE DELLA SCHEDA

Lonigro E., 2019
Lonigro E., Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0837.2, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/42856/stampa-42856.html, ISBN 978-88-96445-24-2
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