ISCRIZIONI
tipologia: sacra
lingua: latino
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: gotici
posizione: nel margine inferiore
trascrizione: Madre, quel che te piace mi contenta / pur chel peccator dal mar far si penta
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Questa stampa non è nota a Schreiber, né ai repertori tradizionali di stampe, ma è segnalata da alcune voci bibliografiche specifiche (si vedano i riferimenti in Pon 2015).
E' conservata come immagine ritenuta miracolosa, si dice fin dall'anno 1399, in una cappella nel Santuario dedicatole, già chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Portovenere.
La sua storia è sintetizzata in un manoscritto del 1672. Il culto è legato all'evento miracoloso avvenuto nella casa di tale Luciardo: la sera del 16 agosto 1399, mentre pregava davanti ad una icona mariana di fattura più recente, si accorse che l'immagine della Vergine che, annerita dal fumo, aveva accantonato, riprendeva colore. Da qui il nome di 'Madonna bianca'. Inoltre, secondo il racconto, le mani della Vergine si giunsero in preghiera e, tra le mani del Bambino, comparve un cartiglio con un messaggio che invitava alla preghiera e alla conversione. Il processo di ‘trasformazione' dell'immagine durò diverse ore durante le quali i paesani invasero la casa di Luciardo invocando a gran voce il miracolo; di tale evento è riportato un documento redatto dal notaro Giovanni di Michele da Vernazza controfirmato da 60 testimoni oculari.
Successivamente l'immagine della Vergine venne portata in processione per il paese sino alla Chiesa di San Lorenzo dove è permanentemente esposta, quale l'icona mariana, custodita in un altare appositamente creato, opera di Mino da Fiesole. Data la collocazione piuttosto in alto, non è attualmente possibile poterla osservare da vicino e non è stato possibile verificare l'effettiva tecnica xilografica, attestata dalla bibliografia sempre con dubbi.
Si narra che la sacra immagine fosse giunta via mare addirittura intorno all'anno 1200, custodita in un tronco di cedro del libano, ancor oggi esposto nella navata sinistra della chiesa di San Lorenzo. Pare che non fosse un sistema inusuale al tempo, ad esempio sulle navi di ritorno dalla Terra Santa, quello di custodire simili oggetti o reliquie in tronchi scavati che, al bisogno, potessero essere chiusi ermeticamente e gettati a mare in caso di assalto di pirati o danni all'imbarcazione.
Come indica G. Algeri (in G. Rotondi Terminiello, cat. 1986) l'opera mostra influenze nordiche, più specificatamente boeme, ma è stata presumibilmente stampata nel nord Italia, ed è da datare alla prima metà del XV secolo. Si tratterebbe in ogni caso di un precocissimo esempio di xilografie italiane venerate come icone, analogamente alla Madonna del Fuoco di Forlì (ALU.0055) o quella, più tarda, detta Madonna del Sangue di Bagno di Romagna (ALU.0037). Si veda Gigante 2018.
BIBLIOGRAFIA
, Nicolò Corso, Un pittore per gli Olivetani. Arte in Liguria alla fine del Quattrocento, Genova, 1986, p. 143 nota 3
Pon L.,
A printed icon in early modern Italy: Forlì's Madonna of the fire, Cambridge, 2015, p. 36, p. 224 nota 110
Gigante L., "The Madonna del Sangue. A miraculous print in Bagno di Romagna", in
Print Quarterly, 2018, XXX, 4, pp. 379-391, pp. 382-384