Il Trionfo degli uomini sui satiri è ambientato su un altipiano prospicente una città murata (la cui cattedrale ricorda Sant’Antonio a Padova, secondo Levenson), situata su un declivio collinare, lambito da un fiume o da un lago: alte montagne che ricordano le Alpi fanno da quinta alla scena. Un tempio (bramantesco, secondo Ferrari), sulla destra della stampa, è la meta del corteo trionfale. Reca sul frontone l’iscrizione “D (i) FATIDICE” ed è quindi consacrato ad Apollo, patrono degli oracoli e dei vaticini, il cui caduceo è infatti portato in processione dagli uomini. All’estrema sinistra, due uomini trasportano il cesto con i brandelli di fanciulli che compare anche nel pendant di questa stampa, la Battaglia fra gli uomini e i satiri: un paio di piccole zampe di capra mostrano che si tratta di ciò che resta della prole dei satiri. Alcuni uomini, lungo il corteo, impugnano i propri vessilli e quelli vinti ai satiri.
Due pastori, gli unici personaggi vestiti, assistono come spettatori alla scena. Due donne in primo piano conducono i satiri-bambini prigionieri per mano. Al centro due uomini reggono uno stendardo con l’iscrizione “VIRTUS EXCELSA CVPIDINEM ERE REGNANTEM DOMAT”, mentre alla loro destra altri portano un altro stendardo con la raffigurazione della scena della battaglia con i satiri (vi si scorgono i profili del paesaggio e alcune figure schematizzate). Segue, scorrendo la stampa da destra a sinistra, il carro di trionfo, preceduto da due tamburini e da quattro trombettieri, e trascinato da tre sirene, una delle quali spilla latte dal seno; in piedi sul carro il barbuto comandante -che già era stato raffigurato nella Battaglia-, impugna l’iscrizione “Q. R. F. E. V.”. Come in un Trionfo della Castità di Petrarca, Cupido siede ai suoi piedi bendato e legato a un tronco d’albero, da quale pendono l’arco e la faretra. Stringe il sacco che si era visto aperto nella scena della battaglia e alle sue spalle si scorge un piatto che contiene forse un’offerta al vincitore. Il carro di trionfo è seguito da uomini nudi che portano sulle spalle satiri e capre. Due uomini impugnano vessilli sormontati da una mezzaluna, ai quali sono stati legati i carapaci utilizzati dai satiri come scudi. All’estrema destra, la fine del corteo emerge dal margine del bosco. Il Trionfo degli uomini sui satiri è stato concepito come pendant della Battaglia fra gli uomini e i satiri, xilografia con cui condivide il soggetto ma non il formato (ALU.0095.1).
La Battaglia fra gli uomini e i satiri e il lungo fregio con il Trionfo rivestono una grande importanza nella storia della xilografia del Rinascimento e il loro impatto dovette essere straordinario. Per la prima volta si stampavano xilografie di grandi dimensioni –per il Trionfo sono state utilizzate tre matrici-, che ambivano a competere con il medium pittorico. La xilografia fino a queste date –ci troviamo intorno al 1496-, era stata destinata alla raffigurazione di temi devozionali, e qui per la prima volta il soggetto è destinato a un puro godimento estetico e anzi aggiornato ai migliori esiti della cultura umanistica e antiquaria. Jacopo, a quanto ci è dato sapere, è inoltre il primo artista di una certa levatura a prestare il suo lavoro agli xilografi al di fuori del contesto dell’illustrazione libraria. Questi fogli dimostrarono lo straordinario potenziale della xilografia -tecnica che ebbe la sua definitiva consacrazione nella Veduta di Venezia (ALU.0100.1 ALU.0100.2, ALU.0100.3) sempre disegnata da Jacopo-, ed inaugurarono in Laguna una breve ma ricchissima stagione di composizioni xilografiche su grande scala alle quali si dedicarono i migliori artisti del tempo, Tiziano in primis.
L’attribuzione di queste xilografie a Jacopo de’ Barbari è condivisa dalla critica mentre gli studiosi sono meno concordi circa la loro datazione. L’ipotesi a nostro parere più plausibile - sostenuta in particolare da David Landau e Simone Ferrari-, ne propone un’esecuzione subito precedente alla grande impresa della Veduta di Venezia, alla quale Jacopo lavorò dal 1497 al 1500 (ALU.0100.1, ALU.0100.2, ALU.0100.3). Citando solo qualche relazione fra queste due xilografie ed altre incisioni di Jacopo, si considerino ad esempio: la più avanzata (in primo piano) delle tre creature marine che trascinano il carro di trionfo ricorda le Due Vittorie quanto ad acconciatura, profilo e anatomia; la terza sirena è direttamente comparabile al nudo sulla destra di quella incisione; il barbuto trionfatore ha lo stesso volto del San Girolamo, ecc. Sono particolarmente significative le somiglianze tra la Battaglia, il Trionfo e la Veduta di Venezia. Nettuno ad esempio è simile a uno dei nudi del Trionfo, la figura che appoggia il suo stendardo, alla sinistra dei tamburini. La definizione dei muscoli lungo le costole delle due figure è affine, con il contorno delineato da una serie di corti tratteggi. Anche il paesaggio sullo sfondo, con la sua catena di ripide montagne, ricorda le Alpi che attraversano la parte superiore della Veduta e l’ombreggiatura orizzontale del cielo e le nuvole sono molto simili nelle due xilografie. Le figure nella Battaglia e nel Trionfo sono più rigide degli dei rappresentati nella Veduta e non hanno la stessa convincente tridimensionalità, il che probabilmente le rende di poco precedenti. Le maggiori differenze si devono tuttavia all’intaglio dei blocchi di legno più che allo stile delle figure. (Levenson, p.271).
Jacopo de’ Barbari in queste stampe dimostra inoltre di conoscere un capolavoro della grafica di primo Rinascimento come la Battaglia degli uomini nudi di Pollaiolo e, soprattutto, le opere padovane e mantovane di Andrea Mantegna, dalle quali riprende spunti iconografici, posture dei personaggi e, più in generale, lo spirito e i temi.
Altri esemplari: Roma, Biblioteca Vaticana: il terzo foglio all'estrema destra, V. 84, 111; 407x299 (stato di conservazione discreto, frattura a metà del foglio a destra) New York, Metropolitan Museum, ALU.0096.2: fogli di sinistra e destra, manca quello centrale; Pavia, Musei Civici, ALU.0096.3: fogli di sinistra e destra, manca quello centrale; Brema Kunsthalle inv. 32202, ultimo foglio a destra.