Istituto di Storia dell'Arte / Atlante delle Xilografie italiane del Rinascimento

OGGETTO

definizione: stampa
identificazione: frammento

SOGGETTO

titolo parallelo: Madonna Enthroned with Child, STs, Crucifixion, Annunciation

PROVENIENZA

DATAZIONE

AUTORE

  • Anonimo (incisore, inventore)
ambito culturale: ambito emiliano-veneto (incisore)
ambito emiliano-veneto (inventore)

DATI TECNICI

filigrana: da rilevare

STATO DI CONSERVAZIONE

cattivo
indicazioni specifiche: due frammenti staccati di una xilografia.

MODALITÀ DI CONSERVAZIONE

RESTAURI

ISCRIZIONI











STEMMI, MARCHI

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Non sono conosciuti altri esemplari della Madonna del Fuoco (ALU.0055), la stampa che si salvò miracolosamente dall'incendio di una casa di Forlì nel 1428 e che costituisce la xilografia italiana della quale possediamo il più antico riferimento cronologico.
Esiste però una variante all'Archivio di Stato di Siena che fino ad ora sembrava perduta. Andrea De Marchi ne aveva segnalato l'esistenza a Fabrizio Lollini (Fabbri 2003): lo studioso aveva infatti rintracciato nella sezione fotografica Malerei-Renaissance dell'Istituto Germanico di Firenze alcune riproduzioni in bianco e nero di una xilografia dell'Archivio di stato di Siena che presenta molte affinità con la Madonna del Fuoco (https://www.bildindex.de/document/obj20260210?part=0&medium=it00504d03).
Abbiamo segnalato questa vicenda alla direttrice dell'Archivio di Stato di Siena, dottoressa Cinzia Cardinali, che è riuscita a recuperare la preziosa stampa, scomparsa da decenni, in un fascicolo contenente materiali figurativi eterogenei.

Su un grande foglio dove sono simulati col disegno a matita quelli che dovevano essere i bordi esterni della stampa, le divisioni interne delle scene e la parte mancante del volto della Madonna, furono incollati: i due frammenti superstiti della xilografia, un cartellino scritto a macchina che fornisce notizie sull'opera e sul suo primo ritrovamento all'Archivio di Stato di Siena (che non si sa a quando risalga), una pagina di giornale – il Corriere Padano del 27 aprile 1941-, con un lungo articolo dell'incisore e storico dell'arte Luigi Servolini dal titolo La Madonna del Fuoco e le silografie arcaiche della Biblioteca Classense.

Nel frammento superiore dell'antica xilografia, colorata in marrone e rosso, sono rappresentati:
al centro, sotto una arco, la Crocifissione con la Madonna, la Maddalena inginocchiata e san Giovanni;

nell'angolo a sinistra (si intende sempre nel senso di chi guarda), entro un tondo ornato con una dentellatura, una figura maschile che sotto di sé mostra un cartiglio con l'iscrizione intagliata in minuscolo gotico In principio erat verbum et/verbum erat apud deum…;

sotto il tondo, in una nicchia ad arco racchiusa fra la cornice esterna e una colonnina tortile, sono intagliati un probabile san Benedetto e san Cristoforo;

al centro, il volto di tre quarti della Madonna, incoronato e nimbato, reclinato verso destra.

L'altro frammento rappresenta la parte di sinistra della teoria di santi e (presumibilmente) sante che ornava il bordo inferiore della stampa. Fra i cinque santi che sopravvivono possiamo riconoscere Bartolomeo dall'attributo del coltello e San Pietro dalle chiavi.

Confrontiamo ora i frammenti di questa Madonna con il Bambino e santi con la Madonna del Fuoco di Forlì (da ora in poi MdF, ALU.0055).

La lunetta con la Crocifissione è rappresentata nello stesso verso di quella della MdF. In questo esemplare mancano i due alberelli che fanno da quinta nella MdF e la proporzioni di Cristo sono differenti.

Nella MdF, ai lati della lunetta è rappresentata l'Annunciazione, con l'angelo inginocchiato sulla sinistra, fra gli alberi, e la Madonna seduta davanti al leggio. Invece qui, nel tondo di sinistra, abbiamo una figura maschile accompagnata da un cartiglio con l'incipit del Vangelo di Giovanni. Non si tratta quindi delle parole che di consueto accompagnano l'apparizione dell'Arcangelo Gabriele alla Madonna, Ave gratia plena Dominum tecum. Rimane quindi il dubbio sull'identità di questa figura.

Nelle due stampe i volti delle Madonne sono orientati in senso opposto. La Vergine senese presenta una corona aureolata più ricca e articolate rispetto a quelle forlivese.

San Benedetto (?) e san Cristoforo nella nicchia sono presenti anche nella MdF, ma nella nicchia inferiore e invertiti.

Nella stampa senese la teoria di santi è mutila nella lunghezza ma integra nell'altezza. Nella Mdf invece la xilografia è tagliata a tre quarti delle figure (forse la base si dannegiò nell'incendio che diede origine alla venerazione dell'opera?), e un lacerto superstite della parte inferiore è incollato malamente sopra alcuni santi a sinistra. Il recupero della xilografia senese ci permette di vedere come doveva presentarsi la MdF nella sua interezza. Un'altra teoria di santi e sante affine a quella della MdF e di questa stampa e rappresentata da due frammenti, ALU.0056 e ALU.0057, che facevano parte della collezione del notaio Jacopo Rubieri. Rappresentano la parte inferiore, ritagliata dal proprietario, di una composizione più ampia.

Possiamo quindi supporre che uno xilografo abbia rielaborato fedelmente l'impianto generale della cosiddetta Mdf, inserendo però delle varianti. La stampa senese presenta una resa raffinata dei panneggi affine, e alcune similitudini nei volti delle figure: insieme, questi dati potrebbero suggerirci che l'opera uscì, magari a distanza di qualche anno, dalla stessa bottega emiliano-veneta responsabile della MdF.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

tipologia: fotografia digitale
autore: Silvia Urbini
ente proprietario: Archivio di Stato di Siena ©

REPERTORI

BIBLIOGRAFIA

Fabbri S., La Madonna del Fuoco di Forlì fra storia, arte e devozione, Cesena, 2003

MOSTRE/ESPOSIZIONI

AUTORE DELLA SCHEDA

Urbini S., 2018 2021
Urbini S., Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0374, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/51183/stampa-51183.html, ISBN 978-88-96445-24-2