Chiaroscuro a due legni, due tonalità di marrone. In basso al centro è presente l’iscrizione “MICH. (L)ANGE INVENT”.
Il presente chiaroscuro attribuito al Monogrammista ND B (Karpinski 1976; per le notizie sul monogrammista si veda ALU.1103.1) raffigura, nello stesso verso, uno degli Ignudi della quinta campata della volta della Cappella Sistina.
Come nel caso della Testa di Cristo (ALU.1108.1), anch’essa derivante da un affresco vaticano, non è chiaro come l’intagliatore, operante a Fontainebleau, sia venuto a conoscenza del motivo michelangiolesco. Sebbene non sia possibile escludere con certezza uno studio diretto degli affreschi prima del trasferimento in Francia, è molto probabile che il monogrammista entrò in contatto con i disegni raffaelleschi e michelangioleschi che gli artisti italiani portarono a Fontainebleau. Il Monogrammista ND B, pur operando alcune semplificazioni, si attiene all’impianto dell’affresco, che vede l’Ignudo seduto su un basamento decorato e, alla sua sinistra, la cornice decorata con un medaglione. L’esistenza di un’acquaforte attribuita a un anonimo incisore bellifontano e raffigurante il medesimo soggetto in controparte (Bibliothèque nationale de France, BA-6 t.2), sembrerebbe suggerire la circolazione nell’ambito della corte francese di un disegno dell’affresco che servì da modello per entrambe le stampe: le differenze tra il chiaroscuro e l’acquaforte – riscontrabili, ad esempio, nella resa della muscolatura e nell’illuminazione – hanno portato a escludere una reciproca dipendenza e a ipotizzare la discendenza da una fonte comune (Jenkins 2017; Marinovic 2015, p.65).
Allo stesso ambito francese, inoltre, sembra rimandare la filigrana raffigurante un piccolo scudo irregolare contenente le lettere PS (Briquet, 9666), registrata da Jenkins nella maggior parte degli esemplari (Jenkins 2013, p. 134; Jenkins 2017). Sia la filigrana, tipica della carta dei risguardi dei libri rilegati a Fontainebleau, che l’iscrizione, stampata con la stessa tecnica utilizzata per l’impressione dei titoli dei libri, suggeriscono una connessione con la legatoria stabilitasi nella corte francese nel 1544 (Jenkins 2017, vol. I, p. 39).
I fitti tratteggi paralleli che caratterizzano questo chiaroscuro, secondo Marinovic (Marinovic 2015, p. 65), sono stilisticamente vicini ai Giochi di Putti (ALU.1104.1 e ALU.1105.1), facendo propendere per una datazione di poco anteriore. Si segnala infine l’esistenza di un’impressione precoce, in cui i segni di usura dei blocchi non sono ancora visibili, recante l’iscrizione “MICH. LANGE INVNTEUR” (Albertina, HB 2.1, fol.56 (62)), sostituita nelle successive da “MICH. LANGE INVENT.” (Jenkins 2017).
I STATO
Vienna, Albertina, HB 2.1, fol.56 (62)
II STATO
Boston, Museum of Fine Arts, 1975.417 https://collections.mfa.org/objects/173496/man-holding-a-festoon
Vienna, Albertina, DG2002/579 https://sammlungenonline.albertina.at/?query=search=/record/objectnumbersearch=[DG2002/579]&showtype=record
Berlino, Kupferstichkabinett, 967-301
Parigi, Bibliothèque nationale de France, due esemplari: BA-6 (2)-FOL e Réserve EA-26 (A)-FOL
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