Chiaroscuro a tre legni, due tonalità di marrone.
Il chiaroscuro raffigura, in controparte, un tondo dell’affresco della volta della Camera dell’Imperatore di Palazzo Te, a cui Giulio Romano lavorò tra il 1532-1533 (Oberhuber 1989). Protagonista della scena è Scipione l’Africano, colto nel momento in cui, dopo la presa di Cartagine, restituisce la prigioniera al fidanzato principe dei Celtiberi, così come narrato da Tito Livio (Ab Urbe condita, XXVI, 50).
Secondo Malke il modello per l’affresco, conservato a Francoforte (Städel Museum inv. 4342), servì anche da modello per il chiaroscuro (Malke 1980). Incerta è invece l’identificazione dell’intagliatore: ritenendo poco probabile l’attribuzione a Ugo da Carpi (Zanetti 1837), già messa in discussione da Servolini (Servolini 1977), preferiamo attribuire la stampa a intagliatore anonimo.
Si segnala l’esistenza di disegni e riproduzioni a stampa dello stesso soggetto: lo schizzo preliminare dell’Ambrosiana (inv. F281, n.56); il disegno a penna e inchiostro marrone del Louvre (inv. 3723r); l’incisione a bulino di Diana Scultori (B XV.446.33), e l’acquaforte, nello stesso verso del chiaroscuro, di Antonio Fantuzzi (XVI.337.3).
Altri esemplari:
Brema, Kunsthalle, inv. 34147
Disegni messi in relazione con il chiaroscuro:
Francoforte, Städel Museum, Inv.4342 https://www.staedelmuseum.de/go/ds/4342z
Parigi, Musée du Louvre, Inv .3723r https://collections.louvre.fr/ark:/53355/cl020100939
Milano, Biblioteca Ambrosiana, Inv. F281, n.56
Stampe raffiguranti lo stesso soggetto:
Londra, British Museum, V,8.20 https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_V-8-20
1850,0527.221 https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_1850-0527-221