La xilografia cita un rilievo in bronzo di Vittore Gambello detto Camelio, raffigurante due episodi dell'educazione di Amore. Nel rilievo, sulla destra di chi guarda, il tema che ha ispirato lo xilografo, Vulcano che forgia le ali di Amore, con Minerva che osserva in secondo piano; sulla sinistra Mercurio che lo educa insegnandogli a leggere e a scrivere. Un esemplare della placchetta è conservato a Venezia alla Ca' D'Oro e proviena da Padova, Monastero dei Canonici regolari lateranensi di San Giovanni di Verdara; altri esemplari sono conservati a Londra, Victoria and Albert Museum e a Firenze, Museo Bardini. Per la storia del bronzo e l'attribuzione alternativa a Bertolodo di Giovanni: https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500417758. La scena è raffigurata nello stesso verso nella stampa e nel rilievo, ma non è chiaro il rapporto di dipendenza: è possibile che il Camelio si sia ispirato alla stampa per la realizzazione della placchetta, oppure che sia esistita una stampa, in controparte, ripresa dall'autore della xilografia qui catalogata.
In aggiunta, nella xilografia, la figura di Orfeo (che nel bronzo è sull'estrema sinistra) e il cartiglio con la frase 'NON SI PO CONTRA A QVEL CHE AMOR COMANDA'.
La xilografia è parte di un ciclo di quindici tondi raffiguranti soggetti mitologici e biblici accompagnati da motti edificanti. Una xilografia, ALU.0712, ci fornisce le coordinate spazio temporali per l’esecuzione. Celebra infatti l’alleanza fra il Re di Francia Francesco I e il Doge Leonardo Loredan del 1513-16, ovvero la quarta fase della guerra della Lega di Cambrai. Gli autori della serie, inventore e xilografo, sono quindi veneziani, e attivi anche nel settore dell’illustrazione libraria. Il loro stile ricorre infatti in varie illustrazioni del primo ventennio del Cinquecento e uno dei tondi, ALU.0716.1, viene utilizzato come illustrazione del Libro della Regina Ancroia, stampato a Venezia da Francesco Bindoni e Matteo Pasini nel 1528.
L’inventore rielabora motivi della grafica a stampa, come nel caso della Morte di Orfeo, ALU.0709, di cui esistono due fonti quattrocentesche: un disegno di Albrecht Dürer conservato alla Kunsthalle di Amburgo (inv. 23006; https://online-sammlung.hamburger-kunsthalle.de/de/objekt/23006) e un bulino di un anonimo artista ferrarese (unico esemplare Amburgo, Kunsthalle, inv. 22 https://online-sammlung.hamburger-kunsthalle.de/de/objekt/22), entrambi probabilmente derivanti da una stampa o un disegno mantegnesco perduto (Bandera, Burns, Farinella 2019, p.174, n.III.18). Così anche per quanto riguarda il Giudizio di Paride, ALU.0705.1, che ricorda un bulino di Marcantonio Raimondi (ad esempio Londra, British Museum H,2.89).
Gli autori sono gli stessi di un altro tondo che esula da questo ciclo, la Natività, ALU.0701.