Una parete architettonicamente scandita in puro stile rinascimentale presenta al centro una nicchia che ospita un trono sopraelevato su due gradini. Vi siede la Vergine con il Bambino in piedi sulle ginocchia della madre. Gesù sorregge con la mano destra il globo crociato che la Madonna gli porge. Curiosamente, dal lato sinistro della base del trono, spunta un’arpia. San Rocco e San Sebastiano sono rappresentati in piedi rispettivamente alla destra e alla sinistra della Vergine e del Bambino. Sull’architrave che costituisce la cornice architettonica del trono sono rappresentate, simulando un bassorilievo, sei scene della Passione di Gesù, dalla Veglia nel Giardino degli Ulivi a Pilato che si lava le mani. Sul fronte più basso del gradino del trono, sono rappresentati altri sette episodi della Passione, dalla Cattura di Cristo ad una sua Apparizione. L’Incontro di Anna e Gioacchino e la Visitazione sono inseriti negli spazi tra i pilastri scanalati nella parete, mentre fanciulli nudi, sul prolungamento dell’architrave, portano gli strumenti della Passione.
Questa grande xilografia ricavata da due legni, destinata probabilmente ad essere incorniciata, è un melange di influenze nordiche e classiche, di temi devozionali e di gusto all’antica (Landau 2016, p.119). La figura della Vergine, il gesto della mano e il disegno della veste sono esemplati su un’invenzione di Schongauer (Bartsch n. 30), ma rispetto al modello tedesco, nella xilografia veneziana il Bambino si è trasformato in un putto all’antica. Anche le piccole scene della Passione trovano riferimento in analoghi soggetti di Schongauer che vengono qui semplificati per esseri inseriti in spazi ridotti.
Gli autori, Benedetto Bordon e Jacopo da Strasburgo dovettero stamparla intorno al 1500, ovvero a ridosso di un’altra grande impresa comune, l’illustrazione dell’Officium Beatae Mariae Virginis pubblicato da Lucantonio Giunta nel 1501. Friedrich Lippmann, che erroneamente identificò la firma ‘Benedictus’ con quella del pittore Montagna, mise in evidenza la tecnica incisoria che non obbedisce allo stile lineare mantegnesco preferendo il sistema di ‘cross-hatching’, utilizzato per dare rilievo alle forme.
Gli esemplari noti, originali e derivazioni sono (Zijlma 1986 n.2, p.198): a Londra, British Museum ALU.0167.1, oggetto di questa scheda; a Parigi, Bibliothèque nationale de France un esemplare definito da Lippmann magnifico; a Basilea, Kunstumuseum solo la parte superiore; a Berlino, Kupferstichkabinett un esemplare mutilo colorato, copia in controparte (ALU.0325.1); a Dresda nella collezione del re Friedrich August di Sassonia era presente una derivazione liberamente copiata (e colorata) che porta l’insegna dell’editore seicentesco veronese Bartolomeo Merlo, forse si tratta della stessa matrice dell'esemplare a Berlino. La xilografia era presente nell'asta della collezione di Friedrich August del 1927 ed attualmente risulta dispersa (ma si veda scheda e fig.52 nel catalogo d'asta Boerner https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/boerner1927_05_04/0174).