La Madonna, seduta al centro, è trafitta da sette spade corrispondenti ai sette dolori, raffigurati entro medaglioni disposti in senso orario. A partire da sinistra: la rivelazione di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù nel Tempio, l’incontro con Gesù sulla via del Calvario, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura di Gesù.
Si conoscono tre varianti di questa invenzione. La prima, di cui si conserva la matrice, oggi a Boston (ALU.1102-M), è caratterizzata dalla presenza di iscrizioni che accompagnano i tondi con gli episodi della vita di Cristo (PRIMO DOLORE, SECONDO DOLORE, TERZO DOLORE, QVARTO DOLORE, QVINTO DOLORE, SESTO DOLORE, SETIMO DOLORE) e di un’iscrizione di titolazione lacunosa (CHE EBE LA BV). La seconda variante, conosciuta grazie ad alcuni esemplari stampati da Alessandro Scolari nel Settecento, oggi conservati alla Biblioteca Capitolare di Verona (ALU.1242.1), differisce dalla prima in alcuni minimi dettagli. Particolarmente evidente è la diversa disposizione delle spade - la quinta, che nella matrice di Boston arriva a lambire il rispettivo dolore (la crocifissione), sfiora qui solo il sesto dolore (la deposizione) – e delle iscrizioni (non visibili nell’esemplare schedato perché ritagliate). La terza variante (ALU.1243-M) è una matrice del fondo Soliani che, pur riproponendo fedelmente la stessa idea compositiva, si discosta notevolmente dalle altre due: non solo lo stile dell’intaglio è completamente diverso, ma la Madonna e le spade sono anche raffigurate in controparte. Maria Goldoni ha ipotizzato che si tratti di una copia modenese della xilografia di Scolari (I legni incisi 1986, p.129, n. 107).
Il foglio qui schedato fa parte di un nucleo di xilografie stampate da Alessandro Scolari tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta del Settecento e conservate presso la Biblioteca Capitolare di Verona. A seguito del ritrovamento nei locali del Capitolo di oltre duecento codici, avvenuto grazie al consiglio di Scipione Maffei, Scolari fu incaricato di provvedere alla loro legatura: è proprio grazie a tale circostanza che si è conservata una testimonianza materiale della produzione xilografica della stamperia, altrimenti quasi interamente perduta anche causa della natura effimera di questi oggetti, destinati alla devozione ed essere esposti. Alcuni fogli di questa serie sono stati utilizzati per decorare le copertine dei codici, altri sono stati impiegati come rinforzo della legatura. In questo caso, i trafori e l’iscrizione manoscritta “Giallo” lungo il margine superiore, indicano che il foglio fu utilizzato come mascherina per acquerellare altre stampe. Negli anni Sessanta del Novecento le legature sono state smembrate e sono ora conservate in cartelle.
L'attività della stamperia Scolari nella città scaligera è registrata a partire dal 1692, ma è soprattutto sotto la direzione di Alessandro che la bottega si specializzerà nella produzione di stampe popolari, anche reimpiegando blocchi cinquecenteschi acquistati da altri tipografi. Per alcune xilografie - si veda ad esempio ALU.0325.3 - è possibile ricostruire la storia della matrice attraverso le varie edizioni note. In vari casi - come quello della stampa qui schedata- lo stile sembra suggerire una datazione entro il 1550, anche se "il ritardo iconografico e stilistico connaturato a queste immagini, dal sapore naïf e volutamente arcaico" (Bao 2018, p. 103) non permette di stabilirne con certezza la cronologia.
Sulla stamperia Scolari si veda: Bao 2018, pp. 99-105 e Brunelli 1992-1994; sulle stampe Scolari della Capitolare: Brugnoli, Fagagnini 1985.
Altri esemplari
- Verona, Biblioteca Capitolare: 2 esemplari (Cart V pag. 14 e Cart V pag. 15)