Questa xilografia, di cui attualmente si conosce un unico esemplare stampato nel Settecento e conservato alla Biblioteca Capitolare di Verona, raffigura il Cristo crocifisso circondato da sei scene della Passione, i dolenti, il sole, la luna e un pellicano. In basso, a sinistra, san Sebastiano reca un cartiglio con l’scrizione ‘AVERTE IRA(M) TVA(M) D(OMI)NE POPVLO TUO’, mentre dall’altro lato san Rocco è accompagnato dalle parole ‘PARCE D(OMI)NE POPVLO TUO”.
La peculiarità della stampa è il bellissimo sfondo decorato con un motivo a nastri incrociati. Questo modello figurativo, che ha origine nel Medioevo, trova ampia diffusione nell’Italia settentrionale – soprattutto in Veneto e in Lombardia – a partire dal terzo quarto del XV secolo nella decorazione di diverse tipologie di oggetti, e in particolar modo nell’illustrazione libraria (si veda ad esempio l’edizione del 1476 del Libro degli huomini famosi di Petrarca; sull’argomento cfr. Bambach 1991, pp. 74-75, con riferimento alla bibliografia precedente). Motivi analoghi a quello della xilografia qui schedata sono rintracciabili nel libro di Giovanni Antonio Tagliente Essempio di recammi, pubblicato nel 1527 a Venezia (su questo testo cfr. Bambach 1991; Urbini 2002, pp. 41-44). Pur trattandosi del primo libro italiano di incisioni di modelli dedicati principalmente – ma non esclusivamente - agli artigiani del ricamo, esso raccoglie motivi ripresi da altri repertori tedeschi e da altre culture figurative precedenti. Ad esempio i “groppi” (ovvero i nastri intrecciati) sono presenti nei disegni di Leonardo sin dal 1482-1485 ( riproducono i celebri bulini leonardeschi le xilografie ALU.0204 e ALU.0205). Sulla base di tale considerazione e delle analogie stilistiche che le figure del Cristo e dei due santi, caratterizzate da un intaglio di notevole qualità, presentano con le illustrazioni dell’edizione veneziana del Fasciculus medicinae (1493), avanziamo l’ipotesi di una datazione a cavallo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. La xilografia è siglata con le lettere N.G, un monogramma non segnalato dei repertori, che potrebbe riferirsi sia al disegnatore che all’incisore.
La presenza dei due santi protettori contro la peste, associata alle iscrizioni, sembra suggerire che la stampa fu prodotta (e probabilmente venduta) durante un’epidemia, forse da una scuola devozionale. Tale pratica è attestata, ad esempio, da ALU.0197.1, la celebre xilografia su disegno di Tiziano con San Rocco e le sue storie per la Scuola Grande di San Rocco. Inoltre, le scene della Passione e il riferimento al canto gregoriano Parce Domine, utilizzato come inno penitenziale nel periodo quaresimale, indicano che la distribuzione della stampa al pubblico di fedeli avvenne in occasione delle celebrazioni pasquali.
Il foglio qui schedato fa parte di un nucleo di xilografie stampate da Alessandro Scolari tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta del Settecento e conservate presso la Biblioteca Capitolare di Verona. A seguito del ritrovamento nei locali del Capitolo di oltre duecento codici, avvenuto grazie al consiglio di Scipione Maffei, Scolari fu incaricato di provvedere alla loro legatura: è proprio grazie a tale circostanza che si è conservata una testimonianza materiale della produzione xilografica della stamperia, altrimenti quasi interamente perduta anche a causa della natura effimera di questi oggetti, destinati alla devozione e spesso a essere esposti. Alcuni fogli di questa serie, come la presente xilografia, sono stati utilizzati per decorare le copertine dei codici, altri sono stati impiegati come rinforzo della legatura. Negli anni Sessanta del Novecento le legature sono state smembrate e sono ora conservate in cartelle.
L'attività della stamperia Scolari nella città scaligera è registrata a partire dal 1692, ma è soprattutto sotto la direzione di Alessandro che la bottega si specializzerà nella produzione di stampe popolari, anche reimpiegando blocchi cinquecenteschi acquistati da altri tipografi. Per alcune xilografie - si veda ad esempio ALU.0325.3 - è possibile ricostruire la storia della matrice attraverso le varie edizioni note. In vari casi lo stile sembra suggerire una datazione entro il 1550, anche se "il ritardo iconografico e stilistico connaturato a queste immagini, dal sapore naïf e volutamente arcaico" (Bao 2018, p. 103) non permette di stabilirne con certezza la cronologia.
Sulla stamperia Scolari si veda: Bao 2018, pp. 99-105 e Brunelli 1992-1994; sulle stampe Scolari della Capitolare: Brugnoli, Fagagnini 1985.