ISCRIZIONI
tipologia: documentaria
lingua: italiano
tecnica di scrittura: a penna
tipo di caratteri: corsivo
posizione: su cartone di supporto
trascrizione: La Sacra Famiglia con S. Elisabetta e S. Gio. Batta. in un paese
tipologia: documentaria
lingua: italiano
tecnica di scrittura: a penna
tipo di caratteri: corsivo
posizione: su cartone di supporto
trascrizione: Nicolò Boldrini int:
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Si tratta di una xilografia pregevole che non ha avuto molta fortuna critica, forse a causa della difficoltà a riferirla, sia dal punto di vista dell'invenzione che da quello dell'intaglio, ad artisti specifici. La Sacra conversazione con Santa Elisabetta e San Giovannino ha luogo in un ampio paesaggio caratterizzato da montagne in lontananza e un paese sulle sponde di un lago: un contesto quindi assai tipico della tradizione figurativa veneta di questo soggetto. La raffigurazione è chiusa dal lato destro di chi guarda da un edificio in rovina.
Dal punto di vista della scelta dei personaggi e del montaggio delle figure, la xilografia sembra essere la libera reinterpretazione di un misterioso dipinto che conosciamo solo da una fotografia datata 1924 conservata nella fototeca della Fondazione Zeri.
http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?decorator=layout_resp&apply=true&locale=it&tipo_scheda=OA&id=42860
Nel retro della foto, un'iscrizione manoscritta attribuisce il quadro a Palma il Vecchio: piuttosto, secondo noi, l'autore potrebbe essere un artista che con lui si formò, Bonifacio de' Pitati. Lo dimostrerebbe il confronto con un suo dipinto databile tra il 1525-1530 venduto dal Los Angeles County Museum ad un'asta Sotheby's a New York il 28 gennaio 2010.
http://www.sothebys.com/de/auctions/ecatalogue/2010/important-old-master-paintings-and-sculpture-n08610/lot.248.html
La nostra ipotesi è quindi che Giuseppe Porta Salviati -o un artista tosco-veneto del suo entourage- abbia rielaborato nei propri modi un dipinto della fine degli anni Venti-inizio anni Trenta di Bonifacio de' Pitati. Un anonimo intagliatore di buona qualità, ma che non siamo in grado di individuare, intagliò infine il disegno.
Altri esemplari:
Londra, British Museum (n. inv. 1860,0414.133, ALU. 0289.1)
New York, The Metropolitan Museum of Art (n. inv. 2012.136.143, ALU. 0289.3; Muraro e Rosand 1976, WA, n. 79).
Questa xilografia apparteneva alla collezione privata della famiglia Remondini, che comprende 8522 stampe, donate da Giovanni Battista Remondini al Museo Civico di Bassano nel 1849. Come ricostruito da Fernando Rigon la collezione risultava già completa in un inventario manoscritto del 1827, divisa in 79 cartelle per scuola ed epoca, nell'ordine mantenuto fino ad oggi. Rigon riferisce che "trae origine nell'ultimo trentennio del sec. XVIII dal concorso di due distinte raccolte: ad un primo nucleo comprendente incisioni italiane, fiamminghe, francesi, che poco prima del 1777 il conte Antonio Remondini aveva acquistato da un non meglio identificato "celebre uomo di gusto fino e sicuro" si venne ad aggiungere, verso il 1794, la collezione di esemplari italiani e stranieri messa insieme a Venezia dal pittore e incisore don Bernardo Ziliotti. Questi già cospicui gruppi furono poi incrementati e spesso completati per settori e scuole di quanto gli stessi Remondini, favoriti dalla loro attività calcografica, erano andati e andavano raccogliendo per scambi e acquisti" (Rigon in Nicolaes Berchem, incisore e inventore 1620 – 1683. Stampe dalla Collezione Remondini 1981, p. 7). Quasi tutte le stampe sono rifilate lungo i bordi e incollate a grandi fogli di cartoncino grigio-azzurro (76x54 cm ca.).
BIBLIOGRAFIA
Muraro M./ Rosand D.,
Tiziano e la silografia veneziana del Cinquecento, Vicenza, 1976, p. 140, n. 85
Aldovini L./ Landau D./ Urbini S., "Rinascimento di carta e di legno. Artisti, forme e funzioni della xilografia italiana fra Quattrocento e Cinquecento", in
Saggi e memorie di storia dell'arte, 2016, 40, pp. 7-27, pp. 20-21