La stampa, nota per quanto ne sappiamo in esemplare unico, venne pubblicata per la prima volta nel 1987 da Jean Michel Massing come attribuibile a Jacopo detto l'Argentoratensis, un incisore proveniente da Strasburgo, attivo soprattutto a Venezia e noto per la produzione xilografica, in particolare per le stampe derivate da invenzioni di Benedetto Bordon. Nell'inventario museale pavese, redatto nel 1934 da Renato Sòriga, il foglio viene invece dato a tale Jacobus Papiensis (sulla base dell'iscrizione presente sulla stampa), altrimenti non noto, ma ritenuto di ambito pavese e forse riconducibile alla figura del tipografo Jacobus Paucidrapius o Pochidrappi o Pocatela, attivo tra 1490 e 1522. In seguito, il foglio venne ripreso in considerazione da Donata Vicini (1998) e riferito più genericamente ad un magistro a lignamine pavese che avrebbe intagliato un'invenzione di fattura più complessa, con ascendenze varie, anche peruginesche (per la Madonna). Sulla base di studi più recenti è possibile approfondire le matrici della composizione, adducendo una probabile ispirazione nordica, forse anteriore a Durer, e probabilmente anche una matrice fiamminga, in particolare per il motivo del tetto coperto di paglia scomposta che lascia intravvedere le travi sottostanti, nonché lo sfondo architettonico con i due archi a tutto sesto, da ricondurre in ultima analisi alla Natività del Trittico di Santa Colomba di Rogier van der Weyden, conservato all'Alte Pinakothek e di Monaco (cfr. Salsi 2013).
Si aggiunge poi un ulteriore dato: una stampa con una composizione molto simile è conservata presso la Bibliothèque nationale de France (si veda la scheda relativa, ALU.0007), ed è stata pubblicata nel volume 161 del TIB dedicato ai German Single Leaf Woodcuts before 1500, come illustrazione di Schreiber n. 86 (Aldovini 2014, pp. 213-216), oltre che anche da Heitz (1934), in maniera più completa, e cioè riportando anche il margine inferiore, dove compare il testo di un'indulgenza attribuita a papa Sisto IV.
Un'altra versione di questa xilografia è conservata presso il Museo Diocesano di Trento (ALU.1214).
Il foglio pavese proviene dalla collezione di G. Storck e C. Del Maino (cfr. Lugt 2318-2319), come attestato dalla nota manoscritta al verso.