NOTIZIE STORICO-CRITICHE
La xilografia oggetto di questa scheda sembra assente dai repertori ed è nota in questo unico esemplare.
La versione a bulino è stata ampiamente studiata. Si riporta la sua storia per raccontarne le vicende e analizzare quindi le differenze fra il più famoso bulino e questo legno sconosciuto.
Giorgio Vasari nella Vita di Niccolò Soggi menziona un allievo di nome Domenico Giuntalocchi (Giuntalodi) che fece un disegno di un vecchio che cammina appoggiandosi a un girello da bambino, foglio inciso poi dal bolognese Girolamo Fagiuoli (Faccioli) per Antonio Salamanca: precisa poi che nella stampa fu aggiunta l'iscrizione “ANCORA IMPARO”.
Questo disegno e una veduta del Colosseo (anch'essa incisa da Faccioli e pubblicata da Salamanca nel 1538, come il Vecchio col girello, si veda Boorsch 2001, pp.504-505) furono inviati entro il 1535 da Don Martinho ambasciatore del Re di Portogallo a Don Ferrante Gonzaga, Vicerè di Sicilia e governatore di Milano, a titolo di presentazione di Giuntalodi: egli divenne poi un artista della corte di Ferrante (Deswarte-Rosa 1988).
Bartsch (XIV, 400) sostiene che il disegno originale fosse di Baccio Bandinelli, un'attribuzione che ricava da Mariette. Invece Rober-Dumesnil ritiene che l'attribuzione di Vasari a Giuntalodi e Faccioli siano corrette e che il disegno sia da datare entro il 1535, quando Don Martinho di Portogallo risiedeva a Roma. Il disegno è perduto o non se ne conosce la collocazione.
Il grande bulino (mm. 437 x 302, Boston, https://collections.mfa.org/objects/99898, Capodimonte, https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1500346725, esemplari segnalati anche agli Uffizi, Escorial, Albertina, Parigi BN) presenta le seguenti iscrizioni.
Su un cartiglio nella parte superiore della stampa “ANCHORA INPARO”.
Alla base, sul fronte di un gradino “TAM DIU DISCENDUM EST QUAM DIU VIVAS. BIS PUERI SENEX. AN. SALAMANCA EXCUDEBAT MDXXXVIIII”.
La prima frase secondo Plutarco, nelle Vite Parallele, sarebbe stata coniata da Solone. Michelangelo, scrive Lomazzo, pronunciò una frase dal tono simile –“io vado ancora a scuola per imparare”-, una volta che incontrò il cardinal Farnese nei pressi del Colosseo. Forse evocando questo episodio, parte della critica ottocentesca attribuì motto e immagine al Buonarroti (Schütze 2014, p.22).
La seconda citazione è una derivazione parziale dalla settantaseiesima Lettera a Lucilio di Seneca (Blake Smith 1967, p.120).
“Bis pueri senex” è un aforisma sarcastico presente nelle Nuvole di Aristofane e ripreso negli Adagia di Erasmo da Rotterdam (Prov. XXXVI).
Quindi due frasi consigliano di continuare a imparare per tutta la vita, la terza è ironizza sulla condizione della vecchiaia.
Nel suo insieme, la stampa è costruita secondo la canonica tripartizione emblematica -inscriptio, pictura, subscriptio (la prima edizione degli Emblemata di Alciati è del 1531)-, e deve essere stata l'emblema (o un emblema) di Don Martinho di Portogallo.
Esiste una versione a bulino in controparte segnalata da Bartsch e una con il monogramma del Maestro del nome di Gesù (IHS), attribuita dubitativamente a René Boyvin, datata 1558, dove è aggiunto un albero alle spalle del vecchio e un bambino nudo in primo piano, che a sua volta conduce un girello. Inoltre esiste anche una versione ad acquaforte, copia del bulino attribuito a Faccioli, nota in una prova tarda, a Roma ICG.
D'Annunzio possedeva l'incisione del 1538: la cita nel "Libro segreto" affermando che si identificava con il vecchio e di aver adottato il motto “ancora imparo”.
L'incisione di Giuntalodi ha un impianto monumentale sia per le dimensioni del foglio che per la rigida struttura piramidale ed emblematica (Schütze 2014, p.20).
La xilografia manca delle iscrizioni –anche se la parte superiore è rifilata, quindi almeno il motto in origine poteva esserci-, e presenta un andamento più narrativo grazie all'introduzione di vari elementi figurativi. Oltre al vecchio, i cui tratti somatici e l'abbigliamento sono strettamente connessi all'omologo personaggio nel bulino, l'anonimo autore aggiunge due bambini nudi, uno che aiuta l'uomo a spingere il girello e l'altro in groppa a un cavalluccio di legno. Sullo sfondo a sinistra un piccolo cerbiatto corre in direzione opposta. La scena ha luogo in un paesaggio mosso da alcune collinette, reso meno nudo da qualche ciuffo d'erba, sassi, un tronco tagliato, e da due elementi eloquenti, una tibia e una pala. Nella mensola del girello sulla clessidra è appoggiato un teschio, che manca nel bulino. Come del resto manca il particolare più macabro della xilografia: davanti al girello è scavata una fossa già pronta ad accogliere il vecchio. In questa versione, quindi, l'accezione positiva presente nelle frasi che nel bulino incoraggiavano e continuare a istruirsi anche in vecchiaia, sono eliminati ed è accentuata la dimensione dell'ineluttabilità del tempo.
Sul retro della stampa è presente un'altra xilografia ALU.1068 che sembra raffigurare un armadio (forse da sagrestia, o uno stipo). Lo stile architettonico e decorativo sono rinascimentali e coerenti alla cronologia dell'immagine sul fronte del foglio.
Le xilografie della Biblioteca Ambrosiana sono state rintracciate con la collaborazione di Benedetta Spadaccini.