La presente xilografia, di cui si conosce solo l’esemplare conservato al British Museum, raffigura una semplificazione dell’Arbor scientiae di Ramon Llull. Descritta per la prima volta da Hind, che la identifica come l’illustrazione di un libro della seconda metà del Cinquecento (Hind 1938), essa è in realtà un foglio volante il cui lato bianco fu impiegato come supporto per l’impressione di un bulino raffigurante Sant’Antonio da Padova: il santo benedicente, al centro della scena, è affiancato dalla Basilica, sulla sinistra, e da una veduta aerea della città di Padova, sulla destra; in alto a destra, l’iscrizione “PADOA.B.E.B.” – sciolta da Bury in “Padoa basilica e borgo”- esprimerebbe sia la devozione al santo che l’orgoglio cittadino (Welch 2022, p.131). L’incisione è datata da Hind tra il 1500 e il 1520 e attribuita a un incisore padovano o veneziano; l’esemplare del BM è attualmente l’unico conosciuto.
Il foglio è stato rifilato in base alle dimensioni del bulino, per cui l’albero risulta manchevole della parte sommitale e il testo che lo circonda è mutilo. Da tre radici contrassegnate dalle lettere P (pater), F (filius) e S (spiritus sanctus), si erge un tronco la cui sommità si divide in quattro rami rappresentati i quattro elementi – da sinistra verso destra: Terra, Fuoco, Aria e Acqua. Dai rami della Terra e dell’Acqua partono degli altri rami carichi di foglie (o di frutti), ciascuna contenente un’iscrizione in volgare; è probabile che il Fuoco e l’Aria, nella parte mancante del foglio, presentassero in modo analogo ulteriori ramificazioni. Sotto le tre radici vi sono i versi di un sonetto – in cui l'albero viene indicato come 'Arbor del mondo' –, mentre sotto i rami, ai lati del tronco, vi sono dei versetti in latino tratti dal Libro dei Salmi. Infine, un testo, anch’esso in volgare e di cui rimangono solo le quattro colonne disposte ai lati del tronco, circonda tutto l’albero.
Secondo Anna Welch il foglio è un frammento di una tavola sinottica, forse la più antica in Italia: essa riassume e semplifica il pensiero del filosofo e teologo Ramon Llull, che trovò ampia diffusione all’interno dei circoli francescani della città di Padova. La natura mnemonica e didattica del foglio, poi, potrebbe essere stata particolarmente apprezzata nella comunità di studiosi della stessa città. Oltre all’Università, esistevano infatti numerose scuole pubbliche e private, e il mercato locale abbondava di libri di testo e tavole sinottiche. Dal momento che venivano appesi alle pareti nelle aule o nelle stanze degli studenti, questi fogli sono rarissimi ed è probabile che l’Arbor del mondo sia sopravvissuto solo perché il verso è stato utilizzato per stampare il bulino con Sant’Antonio da Padova. Il fatto che il testo di questa tavola sia in volgare ha portato ad ipotizzare un uso al di fuori dell’ambito universitario, forse proprio in una scuola francescana (Welch 2022, passim).
La stessa studiosa ha inoltre evidenziato come i caratteri tipografici del sonetto presentino analogie con quelli utilizzati nel 1525 dallo stampatore veneziano Nicolò d'Aristotele, detto Zoppino – si vedano ad esempio la z e la g – e, rilevando la presenza di maiuscole quadrate e maiuscole corsive all’interno dello stesso sonetto, ha datato la produzione del foglio agli anni Trenta del Cinquecento (Welch 2022, pp. 134-135). Tale data costituisce dunque un termine post quem per la tiratura del bulino.