OGGETTO

definizione: stampa

SOGGETTO

identificazione: Carlo Magno
titolo parallelo: Charlemagne
titolo: Carlo Magno

PROVENIENZA

DATAZIONE

sec. XVI, seconda metà

AUTORE

ambito culturale: veneto

DATI TECNICI

xilografia; mm 450 x 325
materia del supporto: carta
filigrana: da rilevare

STATO DI CONSERVAZIONE

buono

MODALITÀ DI CONSERVAZIONE

RESTAURI

ISCRIZIONI

tipologia: di titolazione
lingua: volgare
tecnica di scrittura: a stampa
tipo di caratteri: capitale
posizione: in alto
trascrizione: CARLO MA GNO IMP.










STEMMI, MARCHI

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

La Royal Collection of Graphic Art di Copenaghen possiede una serie di ventuno grandi xilografie con i ritratti immaginari -  diversificati somaticamente con maestria- di personaggi del ciclo carolingio e quindi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Sono abbigliati con sontuosi armature e cimieri, sulla sommità dei fogli sono riportati i nomi che li identificano.



Sono, dalla parte cristiana: Carlo Magno ( oggetto di questa scheda, dal naso camuso, assai diverso da come lo aveva immaginato Albrecht Dürer), Milone, Orlando, Rinaldo, Bradamante, Ricciardetto, Guidon Selvaggio, Ottone, Astolfo, Uggeri, Dudone, Oliviero, Gano di Maganza.



Dalla parte saracena: Alessandro Magno (che sarebbe il capostipite di alcuni saraceni), Ruggiero, Marfisa, Rodomonte, Gradasso, Mandricardo, Dama Rovenza, Ancroia (quest’ultima non presente nell’Orlando Furioso, si veda ALU.1173).



È assai probabile che il ciclo comprendesse anche altri personaggi, non poteva infatti mancare uno dei più importanti, Angelica.



C’è poi un cavaliere che, sebbene concepito con lo stesso taglio figurativo e dagli stessi artisti, appartiene ad un’altra tradizione narrativa: si tratta di Palmarin d’Oliva, per il quale si veda ALU.1174.



Tre eroi della serie sono noti anche in una tiratura precedente, che doveva essere la versione originale: in questi esemplari l’immagine è accompagnata, sulla destra del foglio, da un’ottava dove sono forniti i tratti essenziali del personaggio (Ottone ALU.0873.1 rispetto a Copenaghen non ha segni di tarli, Orlando ALU.0874.1 non ha segni di tarli e manca il bordo; Milone ALU.0877.1 non ha segni di tarli).



L’altissima qualità sia del disegno che dell’intaglio di molti fogli di questa ‘suite’, indirizza l’ambito della loro esecuzione a Venezia nel circolo di artisti gravitanti nell’orbita di Tiziano e dell’incisore di origine tedesca Giovanni Britto. Solo alcuni fogli -Ottone, Ancroia, Bradamante, Ricciardetto- sono da ascrivere ad autori più deboli.



Senza voler collegare troppo strettamente il nome di Tiziano a quello dei paladini, si ricordi comunque che il cadorino aveva conosciuto personalmente Ariosto alla corte di Ferrara e disegnato il suo ritratto, che fu tradotto in xilografia (da Francesco Marcolini) per l’edizione dell’Orlando Furioso del 1532. Nel poema di Ariosto (XXXIII, 2) Tiziano è inoltre fra gli artisti che costituiscono il canone della pittura. Giovanni Britto è l’incisore di riferimento di Tiziano durante il quarto e il quinto decennio del Cinquecento, epoca che coincide con l’esecuzione dei paladini. Britto fu l'autore del ritratto di Carlo V ideato da Tiziano, ALU.0274.1, dove l'artista tedesco mostra il suo virtuosismo nell'intaglio sottilissimo, che imita il bulino, sia dell'armatura con le sue decorazioni che dei capelli e della barba: si tratta di caratteristiche affini alla tecnica incisoria utilizzata per i paladini.



Esistono due xilografie che raffigurano due paladini sui cavalli rampanti - Astolfo e Ricciardetto - che presentano il monogramma di Britto: queste firme sono però falsificazioni del mercante milanese Pietro Barelli come ha rilevato David Landau (C. Callegari, in Donne, cavalieri, incanti, follia. Viaggio attraverso le immagini dell’Orlando Furioso, a cura di Lina Bolzoni e Alberto Girotto, Lucca 2012, schede nn. 27 e 28, pp. 103-105).



La straordinaria fortuna dell’Orlando Furioso generò un proliferare sia di incisioni (soprattutto a bulino, come quelle di Antonio Tempesta) ma anche di messe in scena e adattamenti nelle più svariate forme performative, creando le premesse dell’evoluzione in senso moderno dell’arte teatrale. I paladini xilografici oggetto di queste schede, ad esempio, potevano essere supporto alla parola declamata o cantata, una sorta di “protoscenografie” ad uso dei cantastorie e degli allestimenti negli spettacoli di piazza o nelle case.



Il ciclo di paladini di Copeneghen è inedito. Solo tre xilografie della serie, come si è detto, sono note in altri esemplare.



 



 


DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

tipologia: fotografia digitale
ente proprietario: Copenaghen, Statens Museum for Kunst ©

MOSTRE/ESPOSIZIONI

AUTORE DELLA SCHEDA

Urbini S., 2023
Urbini S., Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.1156, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/56395/stampa-56395.html, ISBN 978-88-96445-24-2
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