NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Questo frammeto di carta da gioco rappresenta un quattro di coppe (un due di coppe secondo Alberici) e presenta tracce di colore giallo e rosso. Si è conservato anche il dorso, una xilografia più grande ripiegata lungo i bordi della carta da gioco, che raffigura Verità (ALU.0775.1).
Si tratta di una delle 59 carte da gioco ritrovate nel 1906 dentro a cisterne e pozzi del Castello Sforzesco durante i lavori di restauro eseguiti sotto la direzione dell'architetto Luca Beltrami. Oggi sono conservate nella Raccolta Bertarelli e 25 sono xilografiche e databili tra la fine XV e la prima metà del XVI secolo (ALU.0751.1 - ALU.0781.1).
Queste 25 carte appartengono ad alcuni mazzi diversi, sulla loro divisione la critica non è però concorde. Tra esse non sono presenti trionfi e dunque non è possibile stabilire se si trattasse di mazzi normali o di mazzi di tarocchi, poiché entrambe le tipologie si rifacevano agli stessi modelli (Dummett, p. 334).
Un nucleo appare sicuro, grazie alla presenza dei dorsi originali, e comprende questa carta e altre 18 (di buona parte si conservano solo frammenti; si tratta di due esemplari di cinque di spade, tre esemplari di sette di spade, uno di otto di spade, due di nove di spade, uno di quattro di coppe, uno di cinque di coppe, uno di nove di coppe, uno di dieci di coppe, uno di cavallo di coppe, uno di dieci di denari, uno di tre di bastoni, uno di re di bastoni e tre frammenti di fanti diversi tra loro di cui non è possibile identificare il seme con certezza; ALU.0758.1 - ALU.0772.1). Sui dorsi sono rappresentate divinità classiche (un esemplare di Saturno, due esemplari di Marte, tre di Verità, uno di Ercole, quattro di Proserpina, due di Plutone, quattro di Giove, uno di Mercurio e uno di Venere; ALU.0773.1 - ALU.0781.1).
Le restanti sei carte da gioco sono: un due di denari firmato da Paolino da Castelletto e datato 1499 (ALU.0751.1); un frammento di un re di coppe di cui si è conservato anche il dorso a quadretti (ALU.0755.1-ALU.0756.1); un frammento di un quattro di coppe (ALU.0757.1); un cinque di coppe (ALU.0752.1), un cinque di bastoni (ALU.0753.1) e un cavallo di cui non è possibile identificare il seme (ALU.0754.1).
Secondo la ricostruzione di Stuart Kaplan il due di denari, il re di coppe e il quattro di coppe appartengono a tre mazzi distinti, mentre il cinque di coppe, il cinque di bastoni e il cavallo fanno parte dello stesso mazzo. Secondo Alberto Milano invece il cinque di coppe appartiene allo stesso mazzo del due di denari di Paolino da Castelletto, ricostruzione che per le dimensioni affini e il semplice motivo decorativo con fiorellini presente in entrambe appare la più plausibile (e viene accettata da Clelia Alberici in Leonardo e l'incisione).
Le misure del cinque di bastoni coincidono con quelle del cavallo, con il quale però è difficile instaurare un confronto stilistico. Dummett osserva che queste due carte hanno le stesse dimensioni di quelle del gruppo di 19 con il dorso figurato, nonché la medesima affinità col tarocco di Marsiglia (Dummett, p. 339). Ipotizza dunque che sia il cinque di bastoni che il cavallo facessero parte del gruppo, ma abbiano perso il dorso. L'ipotesi è quella più plausibile: queste due carte sono infatti colorate con gli stessi colori e la stessa cura di quelle con il dorso figurato e hanno strette attinenze stilistiche con esse. Il frammento con il tre di bastoni del gruppo con il dorso, unica carta di questo seme del mazzo, presenta il medesimo disegno che definisce i bastoni del cinque di bastoni e lo stesso motivo decorativo ai lati con il fiorellino a quattro petali e due foglie annodate che hanno un tratteggio sulla foglia centrale, questo tipo di foglia ritorna nel dieci di denari (ALU.0767.1). Il cavallo è colorato con gli stessi colori delle altre figure (ALU.0766.1, ALU.0769.1 - ALU.0772.1), con cui condivide la stessa ambientazione. Ha proporzioni affini a quelle del cavallo di coppe, che però presenta un disegno molto meno dinamico. Si osserva tuttavia una certa differenza di stile anche tra le stesse figure del gruppo, comune a queste date per questo genere di produzione a larga diffusione, circostanza che rende difficile ricostruire con sicurezza i mazzi originali.
Il gruppo delle 19 carte (più 2) è di particolare importanza per la storia delle carte da gioco perché dimostra che le carte milanesi siano le antenate del tarocco di Marsiglia. Novati nelle pubblicazioni con cui ha reso note le carte del Castello Sforzesco riferisce il gruppo ad ambito veneziano, ipotesi respinta da Kaplan e Dummett che lo considerano di sicura produzione milanese. Clelia Alberici considera la parte anteriore delle carte databile alla fine del XV secolo e i dorsi successivi, “almeno del primo quarto del secolo XVI” (Leonardo e l'incisione, p. 175), gli altri studiosi non si sbilanciano. Si osserva effettivamente una certa differenza stilistica tra le carte, più arcaiche, e i loro dorsi che porta ad accettare la proposta di Alberici.
BIBLIOGRAFIA
, Leonardo e l'incisione: stampe derivate da Leonardo e Bramante dal XV al XIX secolo, Milano, 1984, pp. 175-177, 186, n. 287, n. 287a, p. 186
Kaplan Stuart R.,
The Encyclopedia of Tarot, New York, 1985-1986, v. II, p. 290, v. II, p. 290
Dummett M.,
Il mondo e l'angelo. I tarocchi e la loro storia, Napoli, 1993, pp. 332-339