Chiaroscuro a due legni, nero e ocra. L’Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento non scheda illustrazioni librarie, a meno che non sia attestato l'uso di quella determinata xilografia anche su foglio sciolto, come nel caso dell’opera oggetto di questa scheda. Infatti questo chiaroscuro costituito da due legni, nato come frontespizio, fu ristampato in un foglio volante accompagnato da tre testi, uno scritto da Aretino e gli altri due da Agostino Beaziano (nel testo Bevazzano). Aretino e Sirena sembra sia l’unico esempio di chiaroscuro italiano del XVI secolo concepito come illustrazione libraria (Takahatake 2018, pp. 191-193): è il frontespizio delle Stanze in lode di Madonna Sirena di Pietro Aretino, un volume in versi che celebra la poetessa Angela Tornimbena, moglie di Giannantonio Serena. Il libro fu pubblicato a Venezia nel 1537 da Francesco Marcolini, editore e tipografo di origine forlivese. Aretino, raffigurato come un pastore seduto, appoggiato a un tronco d’albero mozzato, declama i versi indirizzati a una sirena alata sulle nuvole, sullo sfondo di un cielo stellato. L’immagine rispecchia fedelmente la stanza quinta del poema: “Il Thoscano Pastor…sopra un tronco assiso/Gli occhi al ciel volti, e la sua Dea il pensiero/Così a dir move in suon piano, et altero”. Tietze-Conrat hanno attribuito il disegno preparatorio della xilografia a Tiziano Vecellio. Il cadorino rievoca, nell’impaginato della figura, San Girolamo (ALU.0179.1), un altro chiaroscuro di sua invenzione, inciso da Ugo da Carpi (Niccoli Vallesi, Pietro Aretino, 2019, pp. 150-151). Sono stati ipotizzati vari nomi come possibili incisori di Aretino e Sirena -lo stesso Marcolini, Giovanni Britto, Giuseppe Porta Salviati-, ma senza giungere ad una soluzione definitiva. Peter Dreyer ha individuato quattro stati del legno guida (o legno chiave), che venne riutilizzato anche senza il legno con i mezzi toni. La xilografia in questione dovrebbe appartenere al quarto stato. Nell’angolo inferiore destro di chi guarda è presente la sigla F. P., a penna e posteriore: forse un’attribuzione impropria a Parmigianino (Nagler 2333). Il foglio sembra sia sconosciuto agli studi su Pietro Aretino.
Un altro esemplare della sola immagine è conservato a Brema, Kunsthalle inv. 34141.