La composizione mostra in alto il carro trainato da pavoni che trasporta Giove, al cui cospetto sta inginocchiato un uomo con un bacile in mano; nella parte inferiore un vescovo, affiancato da altri personaggi, incorona un altro inginocchiato davanti a lui. La stampa fa parte di un gruppo di sette composizioni raffiguranti le personificazioni dei Pianeti ed episodi ad essi connessi. Le lettere 'G.G.' presenti su alcuni dei fogli - come quello qui schedato (cfr. anche Mercurio e Luna) - ha indotto ad attribuire le composizioni ad un autore con queste iniziali. Lippmann, che per primo studiò la serie, nel 1895, le riferì a Gabriele Giolito de' Ferrari, ma P. Kristeller (in Thieme-Becker 1921; cfr. anche Kristeller 1922) ha correttamente riportato le iniziali a Girolamo de' Grandi, ferrarese. L'intaglio viene però riferito ad ambito veneziano (cfr. Hind). Sulla base della data riportata su uno dei fogli (quello con la Luna, ALU.0239), la serie è datata al 1533. La struttura compositiva di tutti i sette Pianeti è la medesima: la divinità su un carro nella parte superiore del foglio, separata da nuvole da quella inferiore, dove sono un gruppo di uomini occupati in varie attività, il tutto inquadrato da una cornice sempre diversificata (non solo per ogni stampa, ma anche, in ciascun foglio, tra la parte destra e quella sinistra) che vede festoni ed elementi decorativi fitomorfi, cartigli col nome del pianeta in alto, muse o satiri legati anche in basso che affiancano un cartiglio con due versi latini, e due colonne di varia tipologia che affiancano la scena. Si tratta di una ripresa del celebre tema dei Sette Pianeti e dei loro 'figli', cioè degli individui nati sotto il segno e quindi l'influenza dei pianeti, che ne determinano inclinazioni, passioni e attività: come ha evidenziato Lippmann (1895), il prototipo sarebbe il ciclo di bulini realizzati a Firenze negli anni sessanta del Quattrocento, attribuiti a bulino da Baccio Baldini (Hind 1938-1948, I, pp. 77-83 nn. A.III.1-7), da cui sarebbero derivate diverse versioni, tra cui quella - su legno - intagliata da un tedesco che Lippmann identificava con HS Beham e che invece ora si è propensi a riconoscere in G. Pencz (e di cui si conoscono diverse edizioni). L'impaginazione compositiva e alcuni dettagli iconografici derivano proprio da questa serie tedesca. Si veda anche un'altra serie intagliata su legno, copia dai bulini fiorentini attribuiti a Baldini (cfr. scheda ALU.0240). L'ordine dei pianeti dovrebbe seguire quella che si riteneva essere la distanza dalla terra, quindi dal pianeta più lontano, Saturno, seguivano nell'ordine Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna (ritenuta un pianeta). Si conoscono pochi esemplari della serie riferita a Girolamo de' Grandi. Se ne fornisce un elenco sommario con i rimandi alle singole schede: - Giove - 3 esemplari: uno al BM (qui schedato), uno a New York, Metropolitan (inv. 63.621.13, ALU.0233.1), uno a Berlino e uno alla Vaticana - Venere - 4 esemplari: 2 al BM (ALU.0234.1, ALU.234.2), uno a New York, Metropolitan (inv. 62.656.19, ALU.0234.3), uno a Berlino e uno alla Vaticana - Saturno - al BM (ALU.0235), a Berlino e alla Vaticana - Mercurio - 3 esemplari: al BM (ALU.0236.1), a New York, Metropolitan (inv. 62.656.18, ALU.0236.2), a Berlino e alla Vaticana - Marte - a Berlino (ALU.0237) e alla Vaticana - Sole - a Berlino (ALU.0238) e alla Vaticana - Luna - a Berlino (ALU.0239) La serie completa conservata a Berlino è quella illustrata e presentata da Lippmann (1895). Alla Biblioteca Vaticana è conservata un'altra serie completa, inedita. Osservando la stampa qui schedata, così come altri fogli della serie (e come rileva Lippmann per i fogli a Berlino), si notano diverse lacune che fanno pensare ad uno stato di conservazione del legno non ottimale, e quindi ad una tiratura piuttosto tarda (e/o consistente) della matrice. Si veda invece l'esemplare di Venere BM inv. 1928,0313.55. Alcuni dettagli e personaggi delle composizioni di questa serie sono stati riutilizzati dai maiolicari per la decorazione di alcune ceramiche. Si vedano i richiami nelle schede specifiche.
A Brema Kunsthalle (inv. 32870) è conservato un altro esemplare di quest'opera.